L’AMORE NON MUORE

È da tanto che volevo scrivere un post per mia nonna Gianna, poi rimandavo e rimandavo anche perché in questo blog c’era già il post di Alberto suo nonno Aldo, uno dei più belli (se poi vuoi leggerlo, clicca qui: “Cosa rimane di noi“). Oggi però sento che è arrivato il momento giusto.

 Mia nonna è morta a 89 anni il 10 gennaio del 2008. L’ho aiutata a morire grazie a un sogno, perché era da alcuni giorni in quel letto e non riusciva ad andarsene. Aspettava l’Estrema Unzione, ma i miei genitori, che non sono religiosi, pensavano che siccome non era più cosciente, era troppo tardi, e non aveva più senso fargliela avere.

Due giorni prima era il mio compleanno: sono andata a casa dei miei e sono entrata in quella stanza. Lei, sdraiata a letto, era semi cosciente, però quando mi ha visto mi ha teso una mano e mi ha detto: “Ciao Tesoro!”.

La notte successiva ero molto agitata e ho fatto un sogno, sono sicura che l’anima di mia nonna mi stava chiedendo aiuto. Al mattino ho chiamato mia mamma e le ho detto di far andare da lei un prete. Dopo la visita del prete, tempo un paio d’ore, mia nonna è morta.

Al funerale, a Venezia, ho messo un cappello di lana arancione perché lei da lassù mi potesse riconoscere con facilità. Anche se era una giornata di gennaio c’era un sole meraviglioso mentre attraversavamo la laguna su una gondola accompagnando la salma. Il cimitero su quell’isola era pieno di fiori e sembrava un luogo dell’anima.

 Mia nonna mi manca sempre, però io so che lei è con me ancora, solo in un’altra forma.

Quando passo dei momenti di crisi le chiedo sempre aiuto, e lei c’è.

 Mia nonna è la persona che più nella mia vita mi ha fatto sentire amata.

Mia nonna abitava a Venezia, ma ogni due tre mesi veniva a trovarci a Verona e si fermava anche due settimane. Lei ci viziava: cucinava cibi prelibati, ci riempiva di regali, teneva la casa pulita e in ordine, dava mance a tutti, ci portava in chiesa ad accendere la candela. La sera io e mia sorella stavamo accovacciate con lei davanti alla TV a guardare telefilm gialli. A me dei telefilm non interessava nulla, però amavo stare così accoccolata con mia nonna che mi faceva i “massaggini” alle gambe, che mi diceva che mi voleva bene, che ero bella, intelligente, e soprattutto fortunata, anzi fortunella.

Mia nonna mi chiamava “amore” o “tesoro”, e quando usciva la mattina per andare a fare quattro compere chiedeva sempre: “Hai qualche desiderio?”.

 Da quando era morto mio nonno, che non ho praticamente conosciuto, è rimasta sola. Lei raccontava sempre del grande amore che c’era tra lei e il nonno e dei 40 anni meravigliosi passati insieme, di come lui la coccolava, dei bei viaggi negli alberghi di lusso, dei regali, delle gite in vespa. Parlava così anche di suo padre, diceva anche che lui l’aveva viziata molto.

La cosa che mi colpisce di più adesso, ripensandoci, è di come lei riusciva a trattarsi con amore, a prendersi cura di sé e degli altri in un modo così dolce e spirituale…era incredibile! Anche se era rimasta sola era forte e amorevole. Pregava tutti i giorni, due volte al giorno, faceva i fioretti alla Madonna se qualcuno stava male per aiutarlo a guarire, e il venerdì non mangiava carne né dolci. Pregava anche per me e mia sorella: che non ci interrogassero o che andasse bene il compito in classe. Era una donna generosa in tutti i sensi. Era stata ricca per le rendite di famiglia, ma quando i miei genitori chiesero una casa più grande dove andare a vivere vendette una delle sue maggior fonti di reddito, una casa stupenda sul Canal Grande, per comprare a noi una casa col giardino. Anche se era diventata molto più “povera” continuò comunque a fare regali a tutti a vivere come una Signora: in quel periodo risparmiava tutto l’anno per riempirci di regali a Natale, ma non lo dava a vedere.

 Quando io e mia sorella eravamo bambine giocava con noi a nascondino e ci cantava la canzone di Lady Oscar facendo un balletto buffissimo con le ciabattine numero 35 e la vestaglia verde. Faceva le pulizie cantando. Tutti le dicevano che era stonata, ma lei cantava lo stesso e diceva che se ne fregava.

In adolescenza mi ripeteva sempre che ero bellissima, di non preoccuparmi se ero bassa (come lo era lei del resto)…non c’è cosa più carina di una donna piccolina!.

 Quando ero diventata grande e vivevo da sola a Milano ogni tanto prendevo un treno e passavo un weekend da lei. Iniziava a essere un po’ più vecchia e la compagnia le faceva piacere. Andavamo a teatro insieme, al Giorgione, e lei mi mostrava orgogliosa alle sue amiche. Mi faceva sentire come se io fossi qualcosa di meraviglioso. Nessuno mi ha fatto sentire così bella e importante come mia nonna.

Mi cucinava la soglioletta e un sacco cose deliziose, la sera, quando guardavamo la TV mi copriva sempre con un plaid.

Ogni tanto la accompagnavo in chiesa dove andava tutti i giorni a dare un salutino alla Madonna. Ricordo che si inginocchiava a fatica e pregava in silenzio con le mani giunte. Per salire a casa si faceva 5 rampe di scale con gradini altissimi, faceva fatica, ma diceva che la tenevano in forma. Era sempre elegante e curata, la piega fatta, il rossetto, la collana di perle, le pellicce, il profumo di Dior. Diceva che era una fifona, perché aveva paura delle malattie, dei medici, della morte, era autoironica si definiva la nonna golosetta per la quantità enorme di dolci che mangiava: poteva rinunciare alla cena ma non al gelato:)

 Gli anni dopo che è morta ho avuto tanta paura di dimenticarmela. Finché ti ricordi una persona che non c’è più lei è ancora viva in te. Se il ricordo invece inizia a sbiadire è come se anche lei fosse meno presente. In realtà non l’ho affatto dimenticata, sono molto attaccata a tutti i suoi ricordi: li custodisco come beni preziosi. Ogni tanto guardo qualche fotografia e cerco di assimilare quell’espressione, quell’immagine per riaccendere l’amore per lei.

 Come dice Tich Nath Han noi siamo i nostri genitori, e siamo anche i nostri antenati. Quando coccolo Lorenzo, quando gioco con lui a nascondino, quando gli compro qualche regalo in più, quando faccio l’elemosina, quando regalo le mie cose a chi ne ha bisogno … ecco lì io sono Eleonora, ma sono anche mia nonna Gianna.

 Grazie nonna per tutto l’amore che hai seminato qui sulla terra.

Eleonora

 “La sola cosa che si possiede è l’amore che si da”

 Isabelle Allende

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