IL GESTO PERFETTO

Sono davanti al canestro, fermo e un po’ stanco.

Pronto per battere i due tiri liberi.

Aspetto il fischio dell’arbitro.

Mi hanno fatto un fallo “plateale” mentre stavo per fare il canestro che avrebbe permesso alla mia squadra di vincere la partita.

L’arbitro non poteva far altro che fischiare i due tiri liberi.

La cosa paradossale é che se facessi due canestri farei due punti, e vinceremmo lo stesso la partita.

Ma il giocatore che mi ha fatto fallo sa che non é per nulla facile fare due canestri consecutivi.

La “buona media” di tutti é il 50%: un canestro e un errore.

Poi se aggiungi anche l’ansia che da quei due tiri può dipendere la vittoria é un attimo sbagliarli anche tutti e due.

La tensione gioca brutti scherzi.

Mi passano la palla per tirare.

Quante volte ho sbagliato un appuntamento come quello.

Praticamente sempre.

Tutto é pronto.

Nella mia testa questa volta non c’è il canestro della vittoria, ma c’è un nome: Niccoló Campriani.

 

 

Qualche giorno fa in ufficio un mio collega mi ha raccontato del viaggio “Incentive” che hanno fatto in Grecia nel quale ha partecipato un ospite molto particolare: Niccoló Campriani.

Nessuno lo conosceva: i più in platea pensavano che fosse colpa del basso cachet che ora le aziende hanno per pagare gli ospiti nei viaggi premio.

L’intervistatore lo ha introdotto: “Oggi è ospite qui con noi Niccoló Campriani, campione olimpico di tiro al bersaglio con la carabina, 2 medaglie d’oro a Rio de Janeiro nel 2016 e una medaglia d’oro a Londra 2012, più altre medaglie d’oro, d’argento e di bronzo in campionati mondiali, europei e juniores”.

Anche dopo questa presentazione l’ospite rimaneva uno sconosciuto, però uno sconosciuto campione Olimpionico.

Campriani ha 30 anni, ed ha raccontato che l’aspetto più difficile della sua attività é la gestione dello stress, in particolare quella delle emozioni.

Infatti, quando stai per sparare l’ultimo colpo e sai di essere in cima, i tuoi pensieri corrono verso un unico obiettivo: la vittoria.

Ma contemporaneamente si fa largo ad una velocità incredibile dentro di te un pensiero letale: la paura di sbagliare.

La paura di perdere.

La paura di buttare al vento tutto il lavoro fatto, che in un olimpiade corrisponde a 4 anni di intenso lavoro, ore e ore ogni giorno, per un numero infinito di giorni, che trovano la loro giustificazione in quell’infinitesimo spazio-temporale di un colpo di carabina.

La paura di deludere le aspettative di chi ha creduto in te, del tuo istruttore, della tua scuola, della Federazione Italiana del tiro al bersaglio, e soprattutto dei tuoi genitori, che si sono sacrificati nella vita perché tu potessi essere lì in quel momento.

Più ti agiti e più la probabilità di sbagliare é alta, e più provi a controllarti più ti sale l’agitazione.

Così spari quasi a caso.

Campriani lo sa ed é uscito senza medaglie da Pechino 2008.

Per vincere ha lavorato su sé stesso, ed ha toccato una grande consapevolezza:

“non é al risultato a cui devi puntare, ma alla perfezione del gesto che devi compiere.”

Colpire il centro del bersaglio non é frutto dell’obiettivo di vincere, ma della posizione perfetta nel momento del tiro.

Bisogna concentrarsi unicamente nel fare nel miglior modo possibile quello che facciamo senza pensare all’obiettivo finale, ma godendoci il momento.

Il risultato, anche il più elevato, é solo un effetto.

La necessaria conseguenza di un gesto perfetto.

La vittoria non é il fine, ma una conseguenza.

E così anche le medaglie olimpiche.

Non é facile non pensare al risultato in una competizione, qualunque essa sia.

Ma il segreto é proprio quello: sostituire la paura (di sbagliare) con la gioia (di fare quello che stiamo facendo).

Tirare senza intenzione di vincere, ma con l’unico scopo di compiere il gesto perfetto.

Stare nel qui ed ora..

 

 

Sono davanti al canestro.

Penso a Niccoló Campriani e mi ripeto mentalmente: “Io non devo fare due canestri, non devo fare due punti, non devo vincere né per me né per la mia squadra. Devo concentrarmi solo sulla respirazione e sul fare un gesto alla volta, divertendomi…”

L’arbitro fischia.

Prendo la palla.

Allineo la spalla, la schiena e la testa al canestro: é una posizione innaturale ma é quella giusta.

Faccio un respiro profondo.

Spingo col tricipite.

Libero il gomito.

Allungo l’avambraccio.

Accompagno la palla con i polpastrelli.

Chiudo il polso.

La palla spicca il volo, disegna una meravigliosa traiettoria.

Non tocca neanche il tabellone e cade precisa al centro del canestro.

Ho sentito scioltezza quando ho tirato, non poteva che entrare quella palla.

Sorrido, sono soddisfatto.

Ancora un tiro libero.

Sento voci intorno a me che si confondono, quelli dei compagni che esultano e quelli degli avversari che imprecano contro la sfortuna.

Lascio andare tutto.

Non penso a nulla se non a fare un altro bel tiro.

L’arbitro fischia.

Tiro.

 

Tutti mi guardano increduli.

Soprattutto l’avversario che mi aveva fatto il fallo.

Lo guardo, sorrido tranquillo, e dico a voce alta: “Campriani”.

 

Quante cose facciamo tutti i giorni, quante azioni compiamo, e le facciamo tutte pensando all’obiettivo finale.

Eppure, molte volte, così facendo ci priviamo di quello che ogni singolo gesto ci può dare.

É come se volassimo dal pensiero che ci fa iniziare una attività alla fine della stessa, perdendoci il gusto di tutto quello che ci sta in mezzo.

E spesso la vita é proprio nascosta in quelle pause, in quelle pieghe del giorno, dei minuti, dei secondi.

Delle volte di una giornata di lavoro ricordiamo il sorriso di un collega, che magari é durato una frazione di secondo nell’arco della giornata, ma che per noi é stata la cosa più importante.

Ma, se proviamo a fare un po’ di attenzione, possiamo fare qualche respiro profondo, rallentare il tempo, tornare al “qui ed ora” e godere di quello che abbiamo, della vita (post correlato: I MOMENTI PIU’ BELLI).

 

“La vita non é la destinazione, ma il viaggio”.

 

 

Alberto

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COMMENTI

Nicoletta

Con questo racconto mi hai insegnato una cosa nova: “Campriani”! me lo ripeterò anche io quando, spesso, l’ansia di sbagliare mi catapulta fuori dal qui e ora.
Grazie Alberto. Esprimi i concetti con molta chiarezza.

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