LA BATTERIA DELLA MACCHINA E LA DIVINA PROVVIDENZA.

Dicembre 3, 2017Alberto Ruffinengo, Emozioni

Ieri mattina mi è morta la batteria della macchina.

Lorenzo ed io eravamo belli pronti per andare all’asilo: io comodamente seduto al mio posto di guida e lui ben impacchettato con le cinture di sicurezza allacciate sul seggiolino dietro.

Giro la chiavetta per accendere la macchina e per tutta risposta quella fa tre-quatto-cinque colpi di tosse asmatici per poi tacere definitivamente.

Riprovo a girare la chiave ma la risposta è un silenzio assordante. Il quadro elettrico del cruscotto si accende un po’ tutto a caso come un’albero di Natale ma di rumore del motore non v’è traccia.

Lorenzo tutto contento mi dice: “Papà, la macchina non parte! E ora come andiamo all’asilo…? Possiamo andare a piedi!”.

Per i bambini tutte le novità sono entusiasmanti.

Per me non tutte.

Fuori c’era un grado e avevo appena tolto il ghiaccio dal vetro.

Fra l’altro, siccome erano un paio di giorni che faceva un po’ fatica ad accendersi, il giorno prima avevo prenotato un appuntamento dal meccanico proprio per quella mattina. Mi ero detto: “Accompagno Lorenzo all’asilo e poi vado diretto in officina a fare il check della batteria…”.

Mi dico: ‘Proviamo a uscire da questa situazione…’.

Faccio scendere Lorenzo e mantenendo non so come la calma, vedo il camion di una ditta di

traslochi un po’ più in là sulla via e provo a chiedere a loro se hanno i cavi per far partire la macchina. Mi dicono di no ma uno di loro, intenerito forse più da Lorenzo che da me, si offre di spingere la macchina per provare a farla partire in seconda, come faccio quando mi succede con la Vespa.

Anche se è lui che me lo ha proposto non è molto convinto, infatti mentre ci sto pensando aggiunge: “Ma la macchina è parcheggiata? Perché toglierla dal parcheggio spingendola non è proprio facile…”.

Dentro di me apprezzo il buon gesto dell’uomo, ma anche pensando che deve fare il trasloco e che sul parcheggio ha ragione, decido di liberarlo da questo impegno e torno alla mia auto senza soluzioni.

Fermo un paio di vicini che stanno uscendo in auto per andare al lavoro ma nessuno ha i cavi per la batteria.

Chiamo Eleonora raccontandole l’accaduto e mi suggerisce di sentire qualche altro papà che porta il suo piccolo a scuola. Un paio di telefonate, 10 minuti di attesa e siamo nella macchina di un compagno di Lorenzo diretti all’asilo. Il padre del compagno, dopo aver riso un po’ per il mio racconto di quella mattina, mi dice che da poco è successa una cosa simile anche a lui ed un suo amico elettrauto era venuto a cambiargli la batteria di domenica a casa.

Non mi sembrava vero.

Comincio a credere alla provvidenza.

Lo chiama subito e l’elettrauto dice, quasi scusandosi, che viene ma non prima di un’oretta perché aveva due clienti in officina quella mattina. Io mi bacio i gomiti e, ringraziandolo, gli dico che lo aspetto senza nessun problema.

Torno a casa, faccio colazione e intanto avviso l’officina che non sarei andato perché la batteria è morta proprio quella mattina. Si offrono di mandarmi un carro attrezzi (50 euro) e poi fare il lavoro (130 euro). Li ringrazio ma li informo che ormai ho provveduto diversamente e che dovrei essere a posto.

 

Faccio il punto della situazione:

  • Lorenzo è all’asilo -> OK
  • in ufficio avevo già avvisato che sarei arrivato più tardi perché dovevo andare in officina -> OK
  • la macchina sta per essere riparata questo è ottimo -> OK

Mi mangio il mio bel pane e marmellata e mi bevo un bel caffè. Appena finito mi squilla il cellulare: l’amico elettrauto è sotto casa. Scendo e in meno di 10 minuti mi cambia la batteria e pago 120 euro, meno che se l’avessi portata in officina.

 

In quel momento mi viene in mente solo una frase: “Ciò che avviene, conviene”.

Non solo come legge di vita che puoi ‘constatare’ a posteriori – nel mio caso ho avuto il lavoro fatto a minor prezzo e meno sbattimento – ma soprattutto come approccio alle situazioni che ci capitano, anche quelle che, in prima battuta, ci sembrano negative.

Questa piccola avventura ha portato con sè 3 piccole lezioni:

 

  1. Non arrabbiarti: qualsiasi siano gli impicci in cui ti trovi, qualsiasi siano i disagi da affrontare, anche se ti sembra di avere tutte le ragioni per farlo, arrabbiarsi, in casi come questi, non serve. Anche quando la macchina mi ha piantato in asso non mi sono arrabbiato neanche per un secondo. Ho accettato la realtà. Forse in questo Lorenzo mi ha aiutato perché leggeva quello che accadeva con entusiasmo e senza drammatizzare. Per lui era tutto un gioco. Penso che il fatto di non essermi irritato abbia contribuito fortemente a che tutto alla fine si sia risolto per il meglio.

 

  1. Abbandona la mania del controllo: per noi è vitale avere tutto sotto controllo. Tendiamo a pianificare tutto, cercando di convincerci che siamo noi a dirigere tutto quello che accade nella nostra vita. Non è così. La vita è imprevedibile per natura. Noi cerchiamo continuamente sicurezza, è normale, ma è importante abbandonare via via questo pensiero che siamo noi a decidere tutto. Dobbiamo abbandonare un pochino l’ansia di controllare tutto e contemporaneamente imparare ad affidarci sempre un po’ di più alla vita. Possiamo maturare dentro di noi il sentire che anche se le cose non vanno come abbiamo programmato forse stanno comunque andando nel modo migliore per noi, e ci possiamo ‘affidare’.
    Penso che la vita ci faccia anche dei piccoli scherzi per aiutarci a crescere. Nel mio caso, chiuso nella mia piccola mania di controllo, avevo ‘pianificato’ anche la morte della batteria della macchina e, per prevenirla, avevo fissato l’appuntamento dal meccanico. Mi sono immaginato la vita come un vecchio saggio che dall’alto mi guarda e cerca di aiutarmi ad evolvere. Per farlo s’è inventato un bello scherzo: ha fatto esaurire la batteria un attimo prima di quando avevo previsto e si è messo a ridacchiare per vedere come avrei reagito. Siccome però questo saggio non è cattivo, quando ha visto che non me la sono presa ed ho cominciato ad arrangiarmi come potevo, ha fatto un bel sorriso autentico e mi ha aiutato.

 

  1. Chiedere aiuto: quando sei in difficoltà, chiedi agli altri di aiutarti! Capita a tutti di attraversare un momento di difficoltà, possono essere problemi piccoli o grandi, ma chiedere aiuto ad amici o anche a persone che non conosciamo è una lezione di vita. Ho chiesto aiuto ai ragazzi dei traslochi, ho chiesto aiuto ai vicini che uscivano in macchina, ho chiesto aiuto a due papà e alla fine proprio grazie all’aiuto che mi è arrivato ho risolto tutti i problemi. Possiamo chiedere agli altri, e offrire il nostro aiuto quando ci viene richiesto. Quindi, se vi si scarica la batteria della macchina… abbiate cura che sia carica almeno quella del cellulare!

 

L’episodio mi ha riportato anche ad uno dei punti del Decalogo della Saggezza di Assagioli, che mi è sembrato proprio realizzarsi in quanto mi era accaduto:

“Sii ottimista”.
“La gioia e l’ottimismo devono essere l’espressione naturale della Luce interiore che in noi risplende, come la Fonte di ogni bene. Fa’ che sul tuo viso risplenda questa Luce e che nulla abbia il potere di turbarti od impressionarti. Non sono le cose in se stesse che hanno valore, ma il modo nel quale le vediamo e le affrontiamo. Inoltre la nostra visione ed attitudine interna hanno un’influenza determinate e decisiva sulle circostanze e sull’attitudine delle persone che ci circondano, cosicchè tutto dipende, in ultima analisi, dalla nostra propria scelta”.

 

Alberto

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