URGENZA DI AMARE

Marco fa l’imbianchino.

E’ più di un semplice imbianchino: quando gli viene richiesto dal cliente, realizza delle pareti che sono delle vere e proprie opere d’arte. Può dipingere profili geometrici grandi tutta la stanza, realizzare a mano personalizzazioni di forme e colori, sagomare simboli e stemmi.

Un giorno sua nipote Giada gli chiede di colorare una parete della sua cameretta di giallo e di blu, i colori dell’Hellas Verona, di cui è una appassionata tifosa.

Tutte le domeniche che il Verona gioca in casa Marco, sua sorella Mara, il marito Paul e la figlia Giada vanno allo stadio insieme.

Marco è molto affezionato a sua nipote, le vuole bene come a una figlia, così le promette di colorare la parete come lei desidera. Lei è molto felice, perchè sa che Marco le farà una parete bellissima.

Passa il tempo ma Marco non trova mai un momento per colorare la cameretta di Giada: ci sono sempre nuovi lavori da fare, scadenze impellenti da gestire, problemi quotidiani da risolvere… e così continua a rinviare la parete a strisce “giallo-blu”.

Un giorno però Giada si sente male: la portano all’ospedale, le fanno gli esami e le trovano un male incurabile. 

Giada ora ha 23 anni.

Marco si ricorda della promessa di 6 anni prima, parla con Bruna, sua sorella, per capire se si riesce a dipingere la parete, ma convengono che visti gli odori della pittura e le condizioni di salute della ragazza è meglio aspettare che si rimetta un po’.

Giada purtroppo non si rimette, e dopo sette mesi se ne va.

Marco va al funerale.

Continua a pensare a quella parete mai fatta, non può sopportare ancora quel peso, così dice a sua sorella che vuole fare quel lavoro, vuole mantenere quella promessa fatta a sua nipote, nonostante la cosa sembri non avere più senso…

Mara capisce: ora la parete della cameretta di Giada è giallo-blu, i colori della squadra che li univa, anche se lei non c’è più.

Tutti i giorni ci capita di vivere una storia simile a quella di Marco e Giada. 

  • …ci capita quando qualcuno ci chiede un aiuto, e noi non ci rendiamo disponibili immediatamente…
  • …ci capita quando non rispondiamo ad una telefonata e diciamo a noi stessi: “Poi richiamo…” e poi non richiamiamo…
  • …ci capita quando una persona per strada ci chiede qualcosa e noi tiriamo dritti chiusi nei nostri pensieri o pregiudizi…
  • …ci capita quando non diciamo “ti voglio bene” a una persona cara, ad un familiare o ad un amico…
  • …ci capita quando non abbiamo la pazienza di ascoltare il nostro partner che vuole condividere con noi qualche sua preoccupazione…
  • …ci capita quando non diamo una carezza ai nostri cari, quando non leggiamo una storia ai nostri figli, o quando diciamo loro che non abbiamo tempo per giocare con loro in quel momento, e poi il momento per giocare con loro non viene mai…

In tutti questi casi non ci rendiamo conto che stiamo perdendo occasioni: occasioni di “aprire il cuore”. 

Aprire il cuore agli altri e a noi stessi.

Non ci accorgiamo che quei momenti non torneranno, non potremo un giorno riavvolgere il nastro e recuperare il tempo perduto, recuperare i gesti mancati.

Ma soprattutto non ci sarà un periodo della nostra vita dove saremo liberi da impegni e preoccupazioni, non ci sarà un’epoca in cui saremo finalmente “liberi” e avremo il tempo di rispondere di sì alle richieste dei nostri amici, dei nostri genitori, dei nostri figli, delle persone che incrociamo per strada, del nostro partner.

La vita è un susseguirsi di attività da fare, di imprevisti, di emergenze, di scadenze… la vita procede incessante e non ci lascia tregua… 

La vita poi delle volte riserva tristi sorprese, portandoci via degli affetti prematuramente, prima che riusciamo a dire o a fare con loro tutto quello che vorremmo.

E quando una persona cara ci lascia per quel viaggio di cui non conosciamo la meta, l’unica cosa che ci rimane è andare al suo funerale, piangere la sua scomparsa sperando di abituarci presto alla sua assenza, sperando di soffrire il meno possibile.

Ma tutte le cose non dette e i gesti di amore non fatti rimangono con noi, pesano sulla nostra coscienza e non riusciamo a lasciarli andare.

Allora ci diciamo: “Se solo quel giorno fossi stato più gentile con lui… se solo quella volta l’avessi chiamata… se potessi tornare indietro non gli negherei quel favore che mi aveva chiesto… dovevo prendermi più tempo per stare con lei…”.

Ma ormai è tardi.

Ai morti non interessano più le nostre intenzioni.

Ma anche le persone vive, quelle che ci sono vicine o che incrociamo nella vita di tutti i giorni, soffrono la nostra ‘assenza emotiva’.

Allora sì che ci rendiamo conto che nella vita ci sono tante priorità, tante scadenze, ma una sola urgenza: l’urgenza di amare.

L’urgenza di amare è quella di dire ogni giorno “ti voglio bene” a una persona cara, di perdonare qualcuno per qualche torto che abbiamo subito senza covare il rancore, di mettere da parte noi stessi in qualche momento della giornata per essere disponibili alle richieste degli altri, di correre quando qualcuno ha bisogno, di ascoltare gli altri anche se questo delle volte ci costa fatica, di giocare anche solo cinque minuti con i nostri figli e raccontargli una storia, di abbracciare il nostro partner nel silenzio, senza un motivo particolare…

In questo modo saremo pronti ad andarcene, e a lasciar andare gli altri, vivendo una vita piena e in contatto con l’amore.

Alberto

 

P.S.

Un ringraziamento a Marco che ha condiviso con me la sua storia, a Bruna e Paul che ne hanno consentito la pubblicazione, e un pensiero di luce a Giada che vive nei ricordi dei suoi cari e tramite loro invia ancora il suo amore.

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