DESIDERI PERDUTI…COME RITROVARLI?

Questo anno e mezzo di pandemia ha creato un tale scombussolamento nella nostra vita che la tendenza è diventata quella di sopravvivere anziché vivere

Quando si sopravvive una delle prime cose che si tende a fare è mettere da parte i nostri sogni. 

Si compiono le azioni quotidiane con poco entusiasmo: lavoro, casa, figli.

 Non siamo più abituati a viaggiare, né a fare una cena fuori, né feste con gli amici.

 La sensazione è quella di dover cominciare a vivere di nuovo, un ripartire da zero, e le cose che una vota ci sembravano semplici ora ci sembrano faticose, ogni cosa equivale a uscire dalla zona di comfort perché la zona di comfort è diventata starsene chiusi in casa e rinunciare al “sale della vita”. 

Sopravvivere però non è ciò che siamo chiamati a fare, ognuno ha, qui sulla terra, il suo piccolo grande compito da svolgere, la sua evoluzione da compiere, il suo segno da lasciare. 

Esprimere la propria unicità, aiutare gli altri, creare qualcosa di nuovo. 

Ognuno di noi ha dei sogni, degli obiettivi, una piccola grande missione. 

Ognuno di noi ha dentro quel bambino o quella bambina interiore che aveva dei desideri da realizzare, che sognava “in grande”. 

L’altro giorno ero al parcogiochi con i bambini, mio marito e degli amici. Una cara amica aveva comprato i rollerblade per suo figlio di 8 anni che li ha messi per la prima volta e, attaccato alla ringhiera, faceva i suoi primi passi. Le ho raccontato di come dieci anni fa andavo anch’io sui roller e di come pattinare sia uno degli sport che mi è sempre piaciuto, nonostante sia una tipa poco sportiva. Quando il bambino ha tolto i pattini, la mia amica mi ha chiesto se volevo provarli (il numero infatti poteva passare da un 35 a un 37)… dopo qualche titubanza me li sono messi, e aggrappata alla mia amica, ho fatto i primi giretti. Una strana gioia mi ha pervaso tutto il corpo… mi sentivo impedita, i pattini erano un po’ stretti e il terreno non adatto, ma la mia parte bambina ha cominciato a gioire. Quel giorno ero stanca e apatica, come spesso avviene da un anno a questa parte, ma con i pattini addosso la mia energia è salita immediatamente come se mi fossi attaccata a una presa di ricarica. 

E lì ho capito! 

Ho capito che la noia e l’apatia, la tristezza vengono dal fatto che non giochiamo più, non facciamo felice la nostra parte bambina. Io molte volte non so nemmeno cosa fare per renderla felice tanto sono occupata con “il resto”.

 I bambini giocano, i bambini sognano. 

Gli adulti che fanno un lavoro che li appassiona è come se giocassero, sono adulti soddisfatti che hanno esaudito i sogni del loro bambino interiore. Chi riesce a vedere gli amici, e giocare come quando era piccolo, che sia calcio, pallanuoto, basket,  è ancora felice.

 Ci sono desideri che “spingono” da dentro, che abbiamo paura di esaudire perché siamo troppo abituati a essere “adulti seri e responsabili”.

In questo periodo poi ogni sogno è stato rubato, la paura è stata l’emozione dominante, e i rapporti resi più freddi da distanziamenti e mascherine.

Ieri stavo leggendo un bel libro di Claudia Renville “Apri la porta all’abbondanza” e ho trovato un esercizio molto utile per aiutarci a ricontattare i nostri desideri perduti.

Rispondi di getto a queste domande:

Che cosa vorresti realizzare nella tua vita?

Che cosa faresti se ti rimanesse soltanto un anno di vita?

Che cosa vorresti che fosse scritto sulla tua tomba?

Che cosa vorresti lasciare in eredità a questo mondo?

Proviamo giorno dopo giorno a dialogare con il nostro bambino interiore e cerchiamo di ridagli gioia e fiducia!

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