DI CHE COSA SI VERGOGNANO LE DONNE?

La vergogna è la sensazione, o l’esperienza, intensamente dolorosa, di essere sbagliati, e per tanto indegni di amore e di appartenenza”

(Brenè Brown, Osare in grande)

I libri della Brown mi hanno aperto gli occhi sulla vergogna. Prima non davo un nome a quella sensazione, o forse le davo nomi diversi. Leggendo i suoi libri ho invece capito che questo sentimento è universale. Più una persona nega di provare vergogna più la vergogna si rafforza. Più invece siamo capaci di dare un nome a questa emozione, e siamo in grado di condividere con qualcuno il nostro disagio, più riusciremo a disidentificarci da essa e a farle perdere potere.

Ciò che mi ha colpito inoltre è come uomini e donne si vergognano per motivi diversi, ma tutte le donne si vergognano per gli stessi motivi e così come gli uomini.

Dopo aver fatto questa scoperta mi sentivo di empatizzare maggiormente con gli altri esseri umani e ho provato compassione per me e per loro.

Vediamo le categorie che Brenè Brown ha scoperto tramite interviste e indagini (in questo post affronteremo la vergogna delle donne, nel prossimo quella degli uomini).

Ecco per cosa si vergognano le donne:

1- Appari perfetta. Fa tutto in modo perfetto. Sii perfetta. Vergognati se non ci riesci.
2- Essere giudicata da altre madri.
3- Essere esposta. Le parti difettose di te, quelle che vuoi sempre nascondere, vengono messe in mostra.
4- (….) le mie origini e le cose a cui sono sopravvissuta mi impediranno sempre di sentirmi abbastanza brava.
5- (…) vergogna è non farcela, e far finta che tutto sia sotto controllo
6- Non essere abbastanza al lavoro, non essere abbastanza a casa. Non essere abbastanza a letto. Non essere abbastanza con i miei genitori. Vergogna è non essere abbastanza.

 LA COSA PER CUI NOI DONNE CI VERGOGNAMO DI PIÙ È DI NON ESSSERE ABBASTANZA MAGRE, GIOVANI E BELLE. (…)

IL SECONDO POSTO È LA MATERNITÀ. La vergogna legata all’essere madri è onnipresente, un fardello che ragazze e donne portano con sè dalla nascita.

Se non hai figli ti vergogni perché non ne hai, se ne hai uno ne dovresti avere due, se ne hai due dovresti fare il terzo, se non puoi averne ti vergogni perché non puoi averne, se hai fatto il cesareo perché non hai fatto il parto naturale, se hai partorito in ospedale dovevi farlo a casa, se hai perso il bambino o se tuo figlio non è come tutti gli altri ti vergogni per quello….insomma c’è sempre un buon motivo per cui vergognarti!

Ma la macrocategoria a cui le donne aspirano è la perfezione. La società chiede alle donne di essere perfette e loro fanno di tutto per soddisfare questa aspettativa.

Devo ammettere che quando ho letto queste pagine sono rimasta esterrefatta.
È proprio così.
Non siamo mai abbastanza.
Cerchiamo costantemente di migliorarci e camuffarci, di sembrare più giovani, più brave, più belle…di più insomma, e immancabilmente c’è sempre qualcosa per cui non andiamo bene.

Se poi hai figli, quando vai a prendere tuo figlio all’asilo o a scuola, nel confronto con le altre madri, emergono sempre queste tematiche di vergogna, di confronto e di finiti sensi di superiorità per camuffare la vergogna.
Si parla di quanti chili hai preso in gravidanza, a che età hai avuto figli, chi lavora si vergogna di non essere abbastanza presente con i figli, chi non lavora si vergogna di “non fare niente”. Poi ci sono le mamme che condannano ogni tipo di medicina e di vaccini, quelle che odiano le antivacciniste, le vegetariane e vegan, e quelle che ti additano se non mangi carne e non ne dai ai tuoi figli, che chissà come faranno a crescere. Quelle che bisogna per forza fare coosleeping e quelle che per carità se lo tieni nel letto non lo togli più.

Ogni argomento legato alla maternità o all’educazione dei figli sono costante motivo di confronto e quindi di vergogna e senso di inadeguatezza, sia in chi commenta, che in chi si sente fare i commenti.

Ma la cosa incredibile è che in automatico, chi più, chi meno, ci cadiamo tutte in questo atteggiamento. È in qualche modo connaturato con la nostra società.

Quante volte una mamma di un compagnetto di Lorenzo all’asilo mi ha commentato com’ero vestita, se c’era caldo ero vestita troppo, o altri giorni ero troppo estiva, che scarpe avevo e così via. Un’altra commentava che avevo un fisico da ragazzina, un’altra ancora vantava la sua cucina macrobiotica e di quanto fossero insane le banane e mi guardava con orrore perché davo biscotti al cioccolato a Lorenzo.

E io da parte mia?
Quante volte ho chiesto a che età avevano avuto i figli? Se avevano allattato e per quanto, se li avevano vaccinati, se facevano il secondo o il terzo figlio, se dormivano ancora insieme ecc.
Anch’io in fondo non sono migliore di tutte le altre madri.
È vero qualcuna mi obietterà: si parla, sono argomenti comuni ed è normale farlo. Ma se ci soffermassimo di più a guardare la persona nella sua interezza, se imparassimo a pensare che ognuna fa quel che può e quel che ritiene giusto e basta?

E se chiedessimo “come stai?” invece di “fai il secondo?”.

Il rischio è che con certe domande la persona che abbiamo di fronte si senta inadeguata: troppo vecchia, troppo grassa, troppo magra, e che si senta che non è una brava madre.

Forse sapere che in fondo ogni donna sotto sotto non si sente abbastanza perfetta, abbastanza bella e abbastanza brava ci potrà aiutare a capire che tutte noi ci portiamo dietro il nostro bagaglio di vergogna e sofferenza  e ci può aiutare a essere più buone con le altre donne, e infine con noi stesse.

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