I LIKE CHOPIN

Ieri a Torri del Benaco c’era “il Carnevale settembrino”: una manifestazione locale con tante attività per bambini che si conclude in grande con i fuochi d’artificio sul lago.

Siccome i fuochi sono un “evento speciale” abbiamo deciso di sfidare la pigrizia, le abitudini casalinghe, e gli orari dei bambini e di andare a vederli.

Luce dormiva già nel passeggino, mentre Lorenzo (per fortuna) aveva fatto un riposino nel pomeriggio e sembrava riuscire ad aspettare bene le 23.30.

Alle 23.00 ci siamo accaparrati una panchina vista lago al porticciolo, una delle migliori a sentire “una local”, e ci siamo seduti in attesa. Lorenzo mi è salito in braccio mentre, per intrattenerci nell’attesa, avevano fatto partire le casse con della musica piuttosto alta e disparata: dalla dance anni 90, alla Pausini al latinoamericano. 

A un certo punto sento l’inconfondibile attacco di pianoforte dei Gazebo, mi volto verso Alberto e affermo sicura: “ I like Chopin”. Lui annuisce. Poi mi metto a cantare seguendo alla perfezione il testo. Lorenzo mi chiede stupito come faccio a conoscere così bene quella canzone. Gli dico che la metteva sempre mia mamma quando ero piccola, e immediatamente vengo catapultata nei primi anni 80, quando avevo 4/5 anni, l’età di Lorenzo oggi. 

Siamo nel salotto di via Farinata degli Uberti, a Verona, è domenica mattina e mia mamma lava i bicchieri e le pentole della sera prima. I miei hanno dato una cena, una delle tante in quel periodo, è finita con tutti un bel po’ brilli che ridono, discutono animatamente di politica, e ballano in salotto. Noi bambine siamo potute stare sveglie forse un po’ di più davanti alla tele, ma poi siamo state mandate a letto con la solita frase: “Andate a salutare gli ospiti”. Ci siamo affacciate timide al salotto, in pigiama, e tutti ci hanno detto in coro: “Buonanotte!”, poi la mamma ci ha dato un bacino veloce sotto le coperte ed è tornata di là.  Io e mia sorella abbiamo chiacchierato un po’ fino a che le voci provenienti dal “mondo degli adulti” si sono fatte sempre più confuse e noi siamo scivolate nel sonno.

E la domenica mattina ecco il gracchiare di quel 33 giri fatto ripartire ogni volta sulla stessa canzone: “I like Chopin”, bella e struggente, simile alle emozioni di mia madre, un po’ felice un po’ malinconica, mentre lava i piatti in vestaglia, come quegli strani anni ‘80. 

Abbraccio Lorenzo e mi rendo conto di come il mondo sia completamente cambiato in 35 anni. Allora c’era il mondo degli adulti e il mondo dei bambini. Erano mondi separati. I miei genitori parlavano di politica, di arte, di letteratura…discorsi lunghi e incomprensibili per noi. Non potevi interromperli se no si arrabbiavano. E se si arrabbiavano volavano schiaffoni. Ti fumavano addosso. Un bacino sulla guancia e 5 minuti in braccio dopo cena erano le uniche effusioni affettive e io e ma sorella ci addormentavamo da sole. Se ti svegliavi nel cuore della notte andavi in bagno e facevi tutto da te, per non disturbare. L’asilo, le elementari, le maestre, l’alimentazione…ogni cosa era “quella che veniva”, nessuno ci faceva caso.

Oggi tutto ruota intorno ai bambini: alle cene non si parla d’altro. Quale asilo, quale attività extra scolastica, come sono le maestre, i compiti, i pediatri, il cibo, le ricette, lo svezzamento o autosvezzamento, vaccini sì o vaccini no. Non c’è più il mondo degli adulti e il mondo dei bambini, ci sono i bambini e i genitori che sono “bambini mezzi cresciuti” che cercano di colmare i loro vuoti affettivi coccolando e proteggendo i loro figli. 

Alcuni dicono che era meglio quando si stava peggio, che i genitori di oggi sono un disastro. 

Io non lo so. 

So che in effetti ascolto “I like Chopin” e sento quel bisogno “di affetto” e “di mamma” mai colmati, e stringo mio figlio e gli do tanti baci e mi pento per averlo sgridato poco prima, e penso che sto cercando di dare amore a lui e a me insieme… 

Ma provo anche una grande nostalgia per quel mondo anni ‘80, per le bambine che eravamo e penso ai miei genitori e provo grande amore per loro, per i loro ideali, il loro desiderio di rendere il mondo migliore con la politica e con il lavoro. Provo tenerezza e anche compassione per l’amore “non abbastanza dato”, per i momenti sprecati dietro ai giornali, ai libri, ai film, dietro a quella freddezza intellettuale, mentre più coccole e più baci avrebbero fatto bene a loro come a noi. 

Guardo il lago nero mentre i primi colpi “di cannone”, annunciano l’inizio dello spettacolo pirotecnico, anche quello un po’ anni ‘80.

 Bisognerebbe vivere ogni istante pienamente, penso, come fanno i bambini, perché in un attimo ti trovi tu che hai 40 anni, e poi non potrai più tornare indietro, e i tuoi figli cresceranno così in fretta, e a me manca quella Eleonora di 5 anni… figuriamoci quanto mi mancherà Lorenzo piccolo.

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COMMENTI

Ivana

Emozionante, davvero.
Mi rispecchio appieno in quello che hai scritto.
Grazie.
Quel giorno a Torri del Benaco c’eravamo anche noi 🙂

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