micetto

PILU’, IL MICETTO SALVATO

Mia mamma ha salvato un micetto. Era in vacanza con mio papà a San Zeno di Montagna per stare un po’ al fresco e essere vicini a noi che abbiamo la casa a Torri del Benaco. Lei e tutti i vicini sentivano piangere, piangere, urlare fortissimo un gattino ma non riuscivano a capire da dove venisse quell’urlo. Mia mamma ha già tre gatti a Verona e non aveva voglia di farsi carico di un altro micio, magari malato e denutrito, ma al pensiero che potesse morire stava male e così ha passato tre giorni a cercarlo. Il terzo giorno il micetto è saltato fuori, ma poi era talmente terrorizzato che si è andato a nascondere nella legnaia. Per fortuna, alla fine, ha vinto le sue più terribili paure e, spinto dalla fame e dalla voglia di vivere si è fatto prendere da lei. 

Da qualche parte della sua anima, o del suo istinto di gatto deve avere detto: “o mi fido, o muoio”. E si è fidato. Ed è sopravvissuto.

Ha mangiato, ha imparato subito a usare la lettiera e a fare le fusa, quando lo coccolano vorrebbe ciucciare, perché è piccolissimo, avrà un mese e mezzo, non di più, ma non trovando da ciucciare, va a mangiare un po’ di pappe e poi torna a farsi coccolare. 

Chi crede alle sincronicità della vita sappia che un mese e mezzo fa è morto il nostro gattino preferito, Zuma, che era nato il giorno del compleanno di mia mamma, ed è morto (presumibilmente) il giorno del compleanno di Alberto, mio marito. 

Ed ora mia mamma salva un micetto nonostante le sue resistenze. 

Come dice Alberto Alberti la vita è un susseguirsi di “ferire e curare”, fare male agli altri (nostro malgrado) e cercare di aiutare gli altri. Ferire noi stessi e guarire noi stessi. 

Mia mamma mi ha ferito, proprio per questa sua parte che non vuole occuparsi troppo degli altri, forse perché è sempre stata occupata a tenere buona se stessa, ma mi ha anche curato molte volte come poteva, a modo suo e con amore. Vederla adesso, invecchiata, più dolce, più vulnerabile, ma ancora con la sua forza interiore, capace di salvare un gattino mi ha riempito il cuore di amore. Il fatto che lei abbia salvato questo piccolo è come se avesse guarito una parte ferita mia e della mia famiglia, ancora sofferente per la perdita di Zuma. Certo questo micetto, che con i bambini abbiamo chiamato Pilú, ma che non ha ancora un vero nome, non ci porterà indietro il nostro gatto bianco e peloso dagli occhi azzurri, ma è un segno che la vita toglie e la vita dà in continuazione, che dobbiamo stare aperti e vulnerabili, e fiduciosi che c’è un senso in questo cammino delle nostre anime anche se lì per lì non sappiamo qual è, e non sappiamo a che punto siamo.

Mi piacerebbe prendere un altro micetto, ma sotto sotto so che non è ancora giunto il momento per noi. L’altra mattina mi sono svegliata con quella frase del Piccolo Principe che dice:

“È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità  di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio.”

(Il Piccolo Principe – Antoine de Saint-Exupéry)

Ci sarà un nuovo gattino, ma per ora aver conosciuto Pilù ci ha aiutato ad avere fiducia che c’è sempre un nuovo inizio. Ora Pilù ha trovato una nuova casa lì in montagna dove spero si prenderanno cura di lui con amore…. Ciao piccolo Pilú, buona vita nella tua nuova famiglia.

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