LASCIARE ANDARE LA NEGATIVITÀ
Qualche anno fa ho letto il libro “Il male come trasformarlo”, di Eva Pierrakos.
Questo libro mi ha colpito molto anche se diversi concetti facevo fatica a capirli, forse perché mi destabilizzarono un po’. Uno di questi concetti affermava che tutti noi abbiamo un sottile piacere a vivere nella negatività e nella sofferenza.
Il male affascina.
Mi sembrava impossibile che ci fosse in me, e in tutti noi, il desiderio di andare verso il male e verso la sofferenza.
In realtà basta pensare ai film thriller, a quelli dell’orrore, alle notizie di cronaca.
La gente ama crogiolarsi in questo tipo di negatività.
Ma senza parlare del vouyerismo dei media e dei social possiamo osservarci nella quotidianità: spesso ci ritroviamo a parlare di drammi, malattie, oppure ci divertiamo a sparlare di persone che conosciamo, parenti e amici. C’è un sottile piacere che si prova a spettegolare. Può essere anche che, per orgoglio, rimaniamo offesi con qualcuno per anni, oppure ci piace trovare un capro espiatorio su cui riversare le nostre angosce.
Il male ha un forte potere attrattivo che però se perpetuato non aiuta la trasformazione interiore verso il bene.
Se siamo attratti dal male e gli diamo la possibilità di crescer e dilagare dentro di noi finiremmo per vivere sempre più una vita infelice caratterizzata dall’angoscia e dalla sofferenza.
Il maestro zen Thich Nhat Hanh afferma che in noi sono presenti i semi della sofferenza: se non fossero presenti in noi tristezza, rabbia, orgoglio, desiderio di vendetta, non risuoneremmo con questo o quel fatto, e non staremmo male quando qualcuno ci ferisce.
Per riuscire a vivere una vita felice e pacifica occorre riconoscere sia la presenza di questi semi, sia le situazioni o le persone che volontariamente o involontariamente li annaffiano e li fanno crescere. Dovremo inoltre essere bravi a non annaffiarli noi stessi, ma innaffiare al contrario dentro di noi i semi della gioia, della pace, dell’amore, della compassione.
Smettere di innaffiare i semi della sofferenza non significa non soffrire o fare finta che tutto vada bene quando non è così. Significa accogliere in modo amorevole la nostra sofferenza, prendersene cura con dolcezza, ma poi cercare di volgere l’attenzione a ciò che di bello abbiamo nella nostra vita: essere grati per ciò che funziona, per la bellezza che ci circonda per l’amore che possiamo trovare intorno a noi.
Se sto male mi curo, mi prendo cura di me e del mio dolore, ma devo stare attento a non finire nel vittimismo e nella autocommiserazione.
Rimanere attaccati alla negatività inoltre non fa altro che perpetuarla nella nostra vita.
Molto di ciò che accade dipende dalle vibrazioni energetiche che emano. Se sono triste, depresso, arrabbiato la mia energia è bassa e sarà più facile ammalarmi, sentirmi stanco e svogliato. Al contrario se la mia energia è alta tutto inizierà a girare per il verso giusto.
Può essere utile fare un elenco di ciò che mi scarica e di ciò che mi carica in modo da sapere cosa fare quando qualcosa va storto per prendermi cura di me.
Nel mio caso ad esempio:
Mi scarica…
Stare attaccata al cellulare
Leggere notizie negative
Frequentare persone che si lamentano senza prendere in mano la propria vita
Litigare
Stare troppo chiusa in casa
Mangiare troppi dolci e cibi spazzatura
Sparlare di qualcuno
Mi carica…
Dormire
Passeggiare nella natura
Fare il bagno al lago o al mare
Giocare con i bambini
Aiutare qualcuno
Fare video
Scrivere
Disegnare
Fare una cena romantica
Mangiare frutta e verdura e cereali
Sistemare la casa
Progettare cose belle
Fare l’amore
Vedere gli amici e ridere
Fare attività fisica
Farmi fare massaggi ayurvedici
Certe volte la nostra energia è così bassa che fare anche solo una delle cose che mi ricaricano è difficile. Bisogna allora stendersi sul letto, respirare lentamente e abbracciarsi, mandarsi amore, sentire che questo abbraccio di amore ci rigenera nel profondo.
E poi, una volta fatto ciò chiedersi: “Cosa mi farebbe bene adesso?” E poi agire per cambiare prima di tutto noi stessi!
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