COME CONTENERE UN BAMBINO?
L’altra sera io e Lorenzo (4 anni) stavamo cucinando una torta salata, mentre Chamali, la nuova babysitter, dava una mano a pulire e sistemare la cucina.
Eravamo quasi alla fine, dovevamo solo spennellare sopra il rosso d’uovo crudo, quando Lorenzo scivola dallo sgabello e finisce per terra e sbatte anche la testa. Si prende uno spavento pazzesco, trema e piange. So che non si è fatto tanto male, non ha sbattuto forte.
Una voce dentro di me (quella automatica che probabilmente ha introiettato il comportamento dei miei genitori) parte scocciata con un rimprovero del tipo: “Ecco vedi che a sederti male sullo sgabello si cade…”, per fortuna dico due parole e mi fermo.
La parte più evoluta di me invece fa sì che io lo prenda sulle ginocchia e lo abbracci massaggiandogli la gamba e la testa dove ha sbattuto.
Anche Chamali un po’ presa dal panico si avvicina e chiede se bisogna dargli qualcosa, fa mille domande e cerca di rendersi utile. Lui si appiccica sempre di più a me, dicendo che vuole la mamma, io le faccio cenno che non c’è bisogno di niente e lei si allontana.
Così rimaniamo io e lui seduti per terra, con lui che piange tutto accoccolato in braccio. Io sto in silenzio senza fare niente se non respirare e aspettare che passi. Che passi il suo spavento e anche il mio. So che non si è fatto tanto male, è stato soprattutto uno spavento.
So anche, per esperienza, che non devo fare niente, solo abbracciarlo, senza dire cose inutili tipo: “Te l’avevo detto”, o “Dai che non ti sei fatto niente!”
Sembra facile stare così con quelle emozioni senza agire, in realtà non lo è affatto. Quasi nessuno di noi è stato contenuto nel modo corretto, per questo facciamo fatica a contenere e tendiamo invece a replicare i modelli dei nostri genitori facendo errori.
Gli errori più comuni sono:
1) Sminuire: anche se non si è fatto molto male, cadere è sempre un trauma e uno spavento per un bambino, dire che non si è fatto niente equivale a negare le sue emozioni.
2) Esagerare: ci spaventiamo e esageriamo l’accaduto, in questo modo il bambino si terrorizza ancora di più e tenderà anche lui, da grande, ad avere la tendenza a esagerare.
3) Rimproverare: diamo la colpa a lui se è caduto e si è fatto male. È evidente che se è caduto era stanco o distratto, ma non possiamo certo fargliene una colpa!
Certo se un bambino si è fatto molto male non c’è dubbio che lo carichi in macchina e lo porti al Pronto Soccorso, ma per fortuna la maggior parte delle volte basta contenerlo.
Passano alcuni minuti, Lorenzo si calma: gli chiedo se gli è passato il male e lui dice “Abbastanza”, il che vuol dire che è passato tutto. Allora lo invito a salire di nuovo sullo sgabello, questa volta seduto bene, e a finire la torta. Spennelliamo l’uovo e inforniamo. Pian piano anch’io ricomincio a riprendere la calma, dopo aver contenuto le sue emozioni e le mie, che in parte sono rimaste accumulate nel mio corpo.
E poi rifletto su come anche con noi stessi facciamo così fatica a contenerci: se non siamo in forma fisica, se ci facciamo male, se ci ammaliamo abbiamo sempre la tendenza a darci addosso invece che abbracciarci con amore.
Basterebbe poco tempo, come con Lorenzo quella sera, un abbraccio che ti tranquillizza: invece la nostra lotta interiore che dice che “non andiamo bene, che dovremmo essere più forti, sani, attivi, produttivi” acutizza il male e rallenta la guarigione e la ripresa stessa.
In più facciamo spesso così anche col partner che deve essere ancora più forte e in gamba di noi!
Imparare ad accettare che nella vita si cade, ci si fa male, ci si ammala, che non siamo invincibili ci può aiutare a volerci più bene…e ad amarci una volta per tutte così come siamo!
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