40

L’altro giorno stavamo cercando le candeline per la mia torta dei 40 anni e Alberto, frugando nel sacchetto delle candeline usate, tira fuori una serie di numeri passati, combina un 2 e un 4 e mi dice ridendo:

“Cosa daresti per tornare a quest’età?”

Improvvisamente si riaprono vari file e immagini in sequenza nella mia testa: 24 anni, Milano, la Scuola del Cinema, la laurea al Dams, i capelli neri lunghi, la “famme fatale”, un fidanzato che sembrava (ma non era)  il principe azzurro, il mio monolocale, i vari spasimanti, le serate, la scuola teatro, le feste, gli amici, le mostre a Palazzo Reale, il cinema, il mio senso di onnipotenza.

Poi mi vedo adesso sposata, due figli, le notti in bianco, Verona, l’Adige, il lago, il mio incessante lavoro di crescita personale, la parte vulnerabile, le nuove amicizie, no cinema, no alcool, no serate, no feste, la casa, il blog, i libri.

Due persone quasi completamente diverse e in mezzo 16 anni di differenza.
Certo una certa nostalgia c’è per quella sensazione di potenza, quella capacità di buttarsi, di rischiare, di credere in me stessa, quella smania di consumare la vita a grandi bocconi.

Però non tornerei mai indietro.

Perché l’inconsapevolezza di allora non mi aveva portato da nessuna parte, è stata “una bella vacanza”, ma senza le crisi, gli attacchi di ansia, la terapia, la Psicosintesi, la riscoperta della ferita non sarei mai dove sono oggi.

Tante volte nei momenti di crisi mi sono chiesta perché non potevo riavvolgere il nastro e tornare a essere quella spensierata Super di prima, ci avrei messo la firma. Ma senza essere ripassata dalla mia ferita, aver recuperato la parte bambina, che era in possesso del cuore, non mi sarei mai sposata, non sarei rimasta incinta, non sarei qui a scrivere un blog, non avrei girato Lisobonsensible, non avrei perdonato i miei genitori, non avrei recuperato il rapporto con mia sorella…

Per questo penso che, anche se è doloroso, andare a lavorare su di noi, sulle nostre parti ferite, sia sempre una fatica che ripaga. Si soffre, ma poi tutto acquista un senso che prima non aveva.

E oggi stare qui mi piace, mi sento arrivata a una certa quota della scalata di questa montagna e ho voglia di perdermi una pausa e guardare il paesaggio da quassù: in fondo in fondo, alla base della montagna, vedo quella Eleonora di 24 anni che balla ubriaca alla sua festa di compleanno con una bottiglia di sambuca in mano, poi un po’ più su la vedo a New York con Alberto, un po’ più su sulla poltrona dello studio di Fiorella, sua prima terapeuta, poi sul palco con Serena che riceve il primo premio per Lisbonsensible, poi un po’ più su la vedo fare la meditazione camminata lungo l’Adige, più su a lavorare al computer montando video, poi sopra una gondola al funerale di sua nonna, più su la vedo litigare con Alberto e poi fare pace, più su a Genova al funerale del papà di Alberto, più su a fare snorleking a Bali, più su in sala operatoria quando le mettono testa a testa Lorenzo, più su la vedo in macchina mentre va a prendere Lorenzo all’asilo nel tremendo periodo dell’ambientamento, più su sta pulendo il vomito di Lorenzo, più su sta parlando con Virgilio il suo nuovo terapeuta, più su la vedo che cerca di consolarsi in attimi di smarrimento al telefono con le amiche, più su sta pregando, più su è in chiesa che sta accendendo una candela per un bambino in coma, più su è sdraiata per terra con le gambe in alto all’asilo mentre una mamma, incinta anche lei, la soccorre per un calo di pressione…

…Ed ora è come se fossi qui, in questa piazzola erbosa, a tre quarti dalla vetta, e sotto vedo strati di vita come fossero le risaie di Bali, e ammiro tutta la strada che ho fatto e mi godo la quota raggiunta.. e, mentre cambio l’ennesima tutina a Luce, le accarezzo le gambette e insieme ascoltiamo “Paura di niente”di Jovanotti e penso che sto proprio bene qui e non vorrei proprio tornare a 24 anni.

Certo 40 sono tanti, “iniziano gli Anta”, come mi ha ricordato un’amica di vecchia data, ci sono le prime rughe, i primi capelli bianchi, la pancia, la pelle più secca, ma chissenefrega, e poi guardo su verso la vetta e so cosa voglio per il mio futuro, so dove voglio arrivare e il mio modello ideale non è così diverso da oggi, sono solo un po’ più realizzata, un po’ più capace di amare a cuore aperto, un po’ meno timida, un po’ più paziente con Lorenzo, un po’ più sicura di me…ma tutto sommato la strada la posso vedere.

È la cima? Cosa c’è in cima?

Beh in cima mi vedo simile ad adesso solo più vecchia, più saggia e capace di aiutare tutte le persone che incontro nel mio cammino, mi piacerebbe essere serena e felice, in contatto con il mio Sè, e vorrei aiutare anche gli altri a ad esserlo.

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COMMENTI

Gerri

Benvenuta nel club degli anta, prima o poi arriva x tutti.
Ti auguro di realizzare quello che desideri e che hai già condiviso nei post precedenti…
Grazie, buon compleanno!!

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