post image

SORELLE: AMORE OLTRE IL CONFLITTO

(Sara, Marta, Eleonora, Terry)


Tra poco è Natale e questo post lo dedico a mia sorella.

La vita ci ha portate lontane da molti anni ormai: da quando mi sono trasferita a Milano nel 2001 siamo state poco insieme. Lei si è sposata ed è andata a vivere a Parma, ha fatto presto due figli uno dopo l’altro, che quando l’ho vista con la bimba piccola era un’altra persona. Mi sono chiesta cosa fosse successo a mia sorella, che era una che si ubriacava e ballava sui cubi in discoteca e poi era diventata una mamma e di quella di prima era rimasto solo il ricordo. Poi anch’io ho fatto i miei cambiamenti e sono tornata a Verona, mi sono sposata, ed è nato Lorenzo. Anch’io ho smesso con le “serate”.

Ci siamo viste poco in questi ultimi 15 anni. Il legame che c’è tra sorelle però è qualcosa di viscerale, per esempio quando lei partoriva a Parma io ero piegata a letto a Milano con la cistite, e sono sicura che tra i due dolori una connessione c’era.

Mia sorella è la persona che nella vita mi ha dato più filo da torcere.

Da piccole facevamo delle litigate furiose: lei mi graffiava e io la mordevo. Era un po’ prepotente e urlava spesso. In adolescenza litigavamo per il motorino e per i vestiti da mettere il sabato sera: io volevo i suoi e lei voleva i miei.

Molte volte ho detto che avrei preferito essere figlia unica, ma è una bugia.

Se non ci fosse stata mia sorella adesso forse sarei “una sfigata”. Lei voleva correre, voleva bruciare le tappe, fare tutto presto: il primo bacio, la discoteca, le ubriacature, il motorino, le amicizie, i ragazzi, i figli…e ha fatto così, divorando la vita e prendendosi anche delle gran facciate. Io ho fatto tutto con più calma, quando “mi sentivo”, e forse ho preso meno facciate…anche in motorino. Lei una volta si è schiantata perché portava dietro una sua amica e andava a zig zag con lo zip che manovrava molto male perché era troppo alto e pesante per la sua struttura. Aveva appena compiuto 18 anni e poteva fare a meno del casco. Mi hanno chiamato dal Pronto Soccorso che ero a casa da sola, avevo 16 anni e sono andata là con una coppia di amici dei miei, e mi ricordo ancora la sua faccia gonfia sulla barella. Il giorno dopo avevo il compito in classe di matematica, sono andata lo stesso a farlo, ma ero come in uno stato di choc.

Mia sorella mi ha insegnato che era importante essere sexy, piacere agli uomini, divertirsi con le amiche, fare serata, avere il motorino, vestirsi alla moda, portare i tacchi. Spesso mi diceva che non andava bene il mio look, ma poi diceva anche che io ero “così bella”. Ricordo che qualche volta diceva a mia mamma:”mamma ma Eleonora è bellissima”. Io ridevo imbarazzata però sotto sotto ero felice. Penso che ci invidiassimo l’un l’altra per cose diverse, magari è ancora così.

Per anni io sono stata solo “la sorella della Terry”. Qui a Verona la conoscono tutti. Ancora oggi incontro gente per strada che nemmeno ricordo e mi chiede: “Come sta tua sorella?!? Non la vedo da una vitaaa, salutala tantoooo!!”.

Per “colpa” di mia sorella, che da piccola voleva in regalo da Santa Lucia la bacchetta magica per diventare bionda con gli occhi azzurri, mia mamma ci ha svelato che i regali li portavano lei e il papà, e che Santa Lucia e Babbo Natale ‘non esistevano’. Io avevo 3 anni.

Però il Natale non ha smesso di essere magico per noi. Anzi, già da un mese prima perlustravamo la casa come piccole ladre per cercare dove papà e mamma avevano nascosto i regali. Immancabilmente li trovavamo e cercavamo di vedere in trasparenza sotto la carta cosa c’era. Poi, ogni giorno, tornavamo nel nascondiglio segreto e guardavamo se si era aggiunto qualche pacchetto. I miei ci riempivano di regali soprattutto a Santa Lucia, e la mattina ci svegliavamo alle 6 e giocavamo ininterrottamente per ore coi giochi nuovi. Inventavamo fiabe di elfi e gnomi che vivevano sull’albero di Natale, facevamo il presepe coi puffi e con ogni possibile piccolo personaggio di plastica. Per noi il Natale era un periodo speciale, era veramente il più bel periodo dell’anno. 

Se non avessi avuto te, cara Tere, oggi non solo sarei “una sfigata”, ma non conoscerei la Psicosintesi, non crederei che si può cambiare con la fede e con l’amore, non avrei un baule di splendidi ricordi di noi due come quando facevamo le spazzine in spiaggia, quando buttavamo sassi nel torrente, quando cantavamo Venditti e gli Stadio davanti al cielo stellato a Cadaques, quando ballavamo ubriache al Lido di Torri, quando ti sei presa cura di me durante la mia crisi esistenziale, quando da bambine cantavamo di notte per addormentarci e non sentire la paura.

 Grazie sorella, anche se non te lo dico mai.

 

“Nessuno conosce meglio la tua vita di un fratello che ha quasi la tua età, sa chi sei e cosa sei meglio di chiunque altro. Un fratello, è un fratello.”

(da Una storia vera di David Lynch)

post image

LA MIA ANIMA DOV’È?

La parola anima viene dal latino animus e vuol dire vento. Il vento come l’anima è qualcosa che si sente, ma non si vede, è qualcosa che non si può acchiappare.

Tutti noi abbiamo un’anima, una parte divina profonda, un Sè personale, o come lo volete chiamare. Si può dire che questa nostra anima è una scintilla di un’anima Universale, che comprende tutto: la natura, gli animali, le stelle, le galassie.

Certe persone negano la presenza dell’anima, altri non sanno bene cos’è. In effetti non è possibile definirla, è una cosa un “po’ misteriosa”.

Diciamo che possiamo percepire la sua presenza quando stiamo bene, quando sentiamo di far parte di tutto l’Universo, quando proviamo stupore e meraviglia, quando proviamo Amore. E allo stesso modo quando siamo tristi, depressi, arrabbiati, stanchi, annoiati non stiamo sentendo il contatto con questa nostra parte profonda.

Sapere cosa ci fa entrare in contatto con l’anima è fondamentale per stare bene.

Se vuoi sentirti felice e appagato devi provare a contattare questa parte luminosa di te.

Ma come fare?

Vi suggerirò un metodo semplicissimo che mi ha tramandato Piero Ferrucci, Psicoterapeuta, allievo di Roberto Assagioli, e autore di numerosi libri molto belli (tra cui Esperienze delle vette, I bambini ci insegnano, La forza della gentilezza).
link ai libri:

Esperienze delle vette. Creatività estasi illuminazione: le nuove frontiere della psicologia transpersonale

I bambini ci insegnano

La forza della gentilezza. Pensare e agire con il cuore fa bene al corpo e allo spirito

 

ESERCIZIO:

Prendi carta e penna e rispondi di getto a questa domanda:

“Cosa mi fa cantare il cuore?”

Puoi fare un elenco di attività, di cose, o scriverne solo una… puoi essere sintetico o andare nel dettaglio, vedi tu.

La mia anima per esempio si fa sentire quando:

  • Scendo a piedi nudi una duna del deserto.
  • Sento il sole sulla pelle al tramonto.
  • Il mio bimbo mi si addormenta in braccio.
  • Guardo i pesci tropicali sott’acqua.
  • Ballo una musica che mi piace.
  • Leggo i libri di Thic Nhath Han.
  • Guardo qualcuno negli occhi per una manciata di secondi in più.
  • Cammino lungo l’Adige in una giornata di sole.
  • Sento un forte temporale di notte, in estate.
  • Guardo il cielo stellato sdraiata vicino alla persona che amo.
  • Sto male e la mia gatta mi si mette sulla schiena e mi fa la pet teraphy.
  • Guardo il sole che si tuffa in mare.
  • Cammino per Venezia di notte.
  • Ascolto alcune canzoni di Einaudi e di Chopin.
  • Mi torna in mente qualche frase che mi diceva mia nonna Gianna.
  • Chiacchiero con un’amica e capiamo qualcosa in più di noi.
  • Ascolto il silenzio in un bosco innevato.
  • Il mio bimbo appoggia la testa sul mio braccio e dice piano “maaaamma”.

Ecco, quando il tuo cuore canta, sei in contatto con la vostra anima, e stai bene.

 

 

post image

PADRI 3.0

Stamattina, come tutte le mattine, ho accompagnato Lorenzo all’asilo. Mentre uscivo ho visto un altro padre con una bambina in braccio: era alto come me, aveva la barba lunga come la mia, era abbastanza paffuto e soprattutto rideva e giocava con la piccola come se fossero a Gardaland.

Sei minuti prima io passavo nello stesso punto con Lorenzo in braccio e, se mi fossi visto da fuori, avrei assistito ad una scena identica.

Non so cosa rappresenta Lorenzo per me, so solo che quando torno a casa la sera mi corre incontro gridando “Papà!” e quello è il momento più entusiasmante della giornata.

Lo prendo al volo e lo sollevo:  in quei momenti il treno dei pensieri si ferma, deraglia, svanisce… e rimaniamo solo io e lui uniti da un sorriso e una gioia che è un filo diretto tra il cuore e labbra.

Poi Lorenzo inizia a raccontarmi che sta giocando con i birilli, che sta leggendo una storia con la mamma, che oggi all’asilo si è rotto un bicchiere, che Giacomo Pulce (uno dei nostri due gatti) l’ha graffiato e mi fa vedere la mano… ed io non riesco a togliermi la giacca e la cravatta perché non vuole scendere dalle mie braccia.

Mio padre non era così.

Magari non ricordo esattamente tutto quello che succedeva quando avevo l’età di Lorenzo (2 anni e mezzo), ma non era così. Mio padre ci ha avuto da giovane: aveva 26 anni quando è nato il primo figlio (mio fratello maggiore), 28 quando sono nato io e 32 quando è nata mia sorella.

Era entusiasta e la vita gli sembrava ricca di sorprese e di opportunità da cogliere. Era molto concentrato sulla sua realizzazione, ma non l’ha mai raggiunta, ed ha trascorso tutta la vita lottando con le sue ombre. Per questo ha trascurato molto noi e sua moglie, nostra madre, tanto che alla fine il disordine della sua vita gli ha portato via anche il matrimonio e la famiglia.

Questo però non gli ha mai impedito di ripetere sempre e solo una cosa a me, mio fratello e mia sorella: “Voi siete meravigliosi, siete la cosa più bella che ho fatto nella mia vita…” (vedendo il resto non era difficile credergli). Quelli comunque erano i suoi momenti più autentici, lo dicevano i suoi occhi e il suo cuore.

Anche se sentiva il peso del nostro giudizio per la sua vita sregolata, ci ripeteva sempre la stessa frase: “Siete la cosa più bella che ho fatto…”. Quando incontravamo casualmente i suoi conoscenti, la prima cosa che questi ci dicevano era che nostro padre parlava sempre di noi.

Alla fine quella è la cosa che ho imparato ad apprezzare di più di lui e che me lo ha fatto vedere sotto una luce di amore, per fortuna prima che se ne andasse. Per questo non ho mai pensato razionalmente “Non sarò un padre come lui…” perché avrei negato l’amore che, in qualche modo, ci aveva sempre riservato.

Tanti miei amici e coetanei sono diventati padri in questo periodo, come me, e vedo che siamo tutti uniti da un approccio che, pur con tutte le differenze, è molto simile… siamo una generazione di padri 3.0, di padri che cercano di essere presenti, di padri che amano e vogliono trascorrere il loro tempo con i loro figli, che gli cambiano il pannolino e gli fanno il bidet, che sanno preparare un biberon e si ustionano il dorso della mano per non rischiare di dar loro un latte bollente, che li apprezzano e si divertono a sdraiarsi nel lettone con loro, a raccontare storie, a far loro il solletico o farselo fare e a ridere con gioia insieme.

I nostri figli negli anni cresceranno, il rapporto con loro cambierà, ma non dimentichiamoci mai di ripetere loro:

“Sei la cosa migliore che io abbia fatto nella mia vita!”,

anche quando saranno offesi o arrabbiati con noi, in qualche modo, il loro cuore, ci sentirà!

 

Alberto

 

“Credo che ciò che diventiamo dipende da quello che i nostri padri ci insegnano in momenti strani, quando in realtà non stanno cercando di insegnarci. Noi siamo formati da questi piccoli frammenti di saggezza.”

(Umberto Eco)

 

post image

NONOSTANTE TUTTO LA VITA E’ BELLA

In questi giorni sto montando la seconda parte di una video intervista a Antonietta Potente, una teologa molto saggia.

Questo video fa parte di una collana che si chiama “Donne Sapienti”, nata nel 2008 e che ha dato alla luce 5 video di cui sono stata chiamata come regista. Sono interviste a donne che hanno qualcosa da trasmettere al mondo, che dalla vita hanno imparato qualcosa. Sono state intervistate una monaca buddista, una fotografa, un’oncologa, una scrittrice e ora l’ultima è questa teologa.

Quando si monta un video si rivedono le stesse immagini e si sentono le stesse parole migliaia di volte: taglia qui, accorcia lì, metti una copertura qua, una dissolvenza là…e va a finire che dopo mesi di lavoro hai imparato il video a memoria. Imparare a memoria le parole di Donne Sapienti è una ricchezza perché vuol dire che parte di quella sapienza ti entra dentro anche a te, piano piano.

In questi giorni c’è una frase che mi ronza nella testa in continuazione:

“… è che nonostante tutto la vita è bella, uno continua a vivere e non disprezza la vita, non ne parla male.”

Antonietta ha vissuto 20 anni in Bolivia, poi tre anni fa è dovuta tornare in Italia per una malattia “incurabile”.

Oggi Antonietta è guarita, i medici non si sono riusciti a capacitare di come abbia fatto a guarire.

Quando ho girato il video era ancora malata, o pensava di esserlo.

I miracoli esistono, pare.

Penso sia bello riportare qualche parola di questa intervista, in modo che anche a te possano ronzare nella testa queste frasi:

“In Bolivia ho imparato il fatto di non attaccarsi alla vita, ma vivere intensamente la vita che è un’altra cosa. La vita non si accumula, lo dicono tutte le sapienze religiose. Capisci che la vita non va trattenuta, però va vissuta intensamente. Vivere intensamente la vita vuol dire che ci sono tante cose…c’è un modo di stare bene, in altri momenti c’è più scarsità, più vuoto, più solitudine, e uno continua a vivere e non la disprezza la vita, non ne parla male. Perché nonostante tutto la vita è bella”.

Io mi ricordo che quando ero bambina avevo questo senso sacro per la vita, questa intensità di vivere ogni attimo, questa forte presenza, forse tutti i bambini ce l’hanno.

Oggi è più difficile, viviamo nel mondo delle distrazioni, dove un cellulare sempre a portata di mano ci chiama con le sue piccole tentazioni.

Oggi essere presenti a se stessi e agli altri richiede uno sforzo. Ci sono però delle pratiche che ci rimettono in contatto con la bellezza della vita…

ESERCIZIO 

  • Scegli di ringraziare la vita per le cose belle che hai: la pratica delle gratitudini che ci ha insegnato il maestro Enzo Liguori anni fa: “prima di andare a letto scrivi su un bel quadernino 5 cose per cui essere grato….pian piano vedrai che le cose di cui essere grato si moltiplicheranno…”

Grazie.

2

post image

CHE BELLO DORMIRE

Che sia bello dormire lo sanno tutti. Il sonno è uno degli argomenti più importanti della vita: c’è chi soffre di insonnia, chi dorme pochissimo, chi troppo.

Ci sono i ghiri e le allodole, chi ama dormire la mattina e chi, alle dieci di sera, crolla.

Se si parla poi del sonno che ti tolgono i bambini si aprono discussioni infinite e metodi più o meno “fallibili”.

Ora scrivo sul sonno perché volevo raccontarti la mia esperienza.

Sembra che nella vita tutti abbiano da insegnarci qualcosa, almeno questo affermano molte vie spirituali. Io ho imparato qualcosa grazie a Lorenzo, il mio bimbo che oggi ha 16 mesi.

 

Ma facciamo un passo indietro: ho un passato da ghiro. Sì, suona un po’ come una di quelle confessioni del tipo….sono un alcolista. Beh qualcosa in comune c’è.

Diciamo che da quando ho finito la scuola e cominciato l’Università ho iniziato a dormire profumatamente la mattina. Semplicemente non frequentavo le lezioni mattutine…troppo “sbatti”.

La mattina dormivo, se andava bene mettevo la sveglia alle 10, qualche volta alle 9, ma tendenzialmente mi svegliavo tra le 11 e mezzogiorno. Studiavo dopo pranzo, in genere attaccavo alle 14 e finivo alle 18. Mi sono comunque laureata più o meno nei tempi con 110 e lode. Non c’era bisogno che io mi svegliassi presto.

Dopo la parentesi della Scuola del Cinema e del breve lavoro a Magnolia, periodo in cui mi dovevo svegliare per forza presto, e durato circa 3 anni, ho ripreso a dormire la mattina. Lavoricchiavo come libera professionista e tranne i periodi di riprese, o qualche appuntamento speciale, potevo comunque ronfare indisturbata e la mia casetta di Milano era perfetta. Quando avevo “le mie cose” o ero particolarmente stanca mi alzavo anche alle 13. Certo di notte facevo le ore piccole, ma che c’entra. La mia vita era così…le mattine semplicemente non esistevano.

Ci sono varie motivazioni psicologiche che stanno dietro a questo comportamento da ghiro, ma non mi interessa ora fare autoanalisi. Mi interessa dirti che, per quanto io mi sentissi in colpa e cercassi di migliorare le mie abitudini, ricadevo sempre nella modalità “ghiro”.

Anche una volta trasferita di nuovo a Verona, sposata, e cominciata la mia vita con Alberto le cose erano sempre le stesse. Lui si svegliava alle 7, mi dava un bacino, si preparava e andava a lavorare. Io mi giravo dall’altra parte e affondavo beatamente nel mio cuscino. Dormivo 9/10 ore a notte. Questa abitudine malsana mi portava degli scompensi energetici: stanchezza, tristezza, sensi di colpa, difficoltà ad addormentarmi, risvegli notturni, periodi di insonnia.

Poi è arrivato Lorenzo.

E non ho più dormito per 13 mesi.

Allattavo, ma non era solo quello il problema. Il piccoletto si svegliava tre quattro volte a notte, per arrivare a picchi di 10 volte in certi periodi. Preferiva dormire la mattina e io cercavo di recuperare e finché potevo stavo a letto, ma gli intervalli di sonno non superano l’ora e mezza. Ci alzavamo tardi, tra le 10 e le 11, ma io avevo dormito in media 2 ore a notte.

Quando ha compiuto un anno ero stufa di allattare e di non dormire. Un giorno di fine agosto, il giorno in cui si sposava una mia amica, ho detto basta e ho smesso di allattare. Contemporaneamente ho deciso di alzarmi con Alberto anche perché non allattando più non sarei riuscita a convincere Lorenzo a stare a letto a lungo. In meno di 3 settimane il piccolo ha iniziato a dormire 5/6 ore di filata per arrivare al mese dopo a fare “tutta la notte”.

Miracolo.

Ora se a una persona tolgono il sonno per 13 mesi vedrete che poi le basterà dormire 5 ore per stare bene, 6 per essere felice, 7 per non chiedere altro dalla vita.

Ed è così che Lorenzo mi ha rieducato con la forza.

Ora mi sveglio come le persone normali tra le 7 e le 8. Anche il weekend. E non mi pesa. Mi sveglio volentieri, svegliarmi dopo mi fa strano, come se ricominciassi a fumare che sono 8 anni che ho smesso. Le abitudini malsane le puoi cambiare solo con la consapevolezza e con l’esperienza….non devi forzare niente, quando sei cambiato tu passano anche loro.

 Dicono che i bambini arrivano sulla terra per aiutare i genitori.

Sembrerebbe proprio così. Ma non è che arrivano e ti dicono “ecco che ti risolvo i problemi, mamma”. No! Ti strapazzano ben bene, e, se sei disposta a cambiare, cresci, e diventi una persona migliore, molto migliore.

Un detto dice “un nemico è come un Buddha”….io a questo punto direi anche “il tuo bambino è come un Buddha”!

 

 

 

post image

UN SOFFIO, LA VITA…

L’altro giorno c’è stato un incidente grosso nella provincia di Verona, una ragazza di 26 anni, in macchina con una mia conoscente di 20, si è schiantata all’una di notte ed è morta.

La macchina distrutta, la mia conoscente illesa.

Il padre, carabiniere, ha fatto i rilevamenti e ha trovato la macchina della figlia accartocciata e la figlia morta dentro. Ne hanno parlato tutti i giornali.

Tante persone hanno almento una storia da raccontare così…amici o conoscenti scomparsi da un giorno all’altro negli incidenti stradali, molti giovani. E alcune volte stranissime conicidenze sembrano una beffa del desitno.

Mia sorella fece un brutto incidente in motorino a 18 anni perchè correva e faceva la scema andando a zig zag con un’amica dietro, entrambe senza casco. Però, a parte uno zigomo rotto, non le è successo niente.

Tanti di noi hanno sfiorato la morte magari in gioventù, al ritorno dalla discoteca o dalle feste, hanno guidato quando non erano in grado di farlo. Qualcuno non ha mai perso un capello, altri hanno preso un brutto spavento, altri, ora, non ci sono più.

Certo in alcuni casi sembra che uno se le vada a cercare, ma come mai alcuni rimangno e altri no?

Chi decide se sei tra quelli che vanno o tra quelli che restano?

Dio?

Il destino?

Qualcuno pensa che tutto è scritto, altri che siamo noi a crearci il futuro.

Molte donne vogliono fare dei figli, alcune ci riescono altre no.

Come con gli incidenti però tu puoi metterci tutta la tua buona volontà, ma non sempre il risultato è garantito: alcune riescono con la fecondazione assistita, altre nemmeno con quella.

Alcune rimangono incinte quando ormai non ci speravano più, altre quando non vogliono e decidono che non terranno il bambino.

Chi decide che una donna può generare la vita e un’altra no?

A noi esseri umani tutto ciò sembra tremendo. Ci sentiamo privi di potere, burattini nelle mani del fato.

Certo non sapendo cosa c’è prima e dopo la vita è difficile dare un giudizio in merito.

Se la morte fosse una condizione di Amore e di Pace tutta la prospettiva cambierebbe.

Ma noi siamo esseri umani e siamo attaccati alla vita, con la sua sofferenza e le sue meraviglie.

Nei periodi tristi spesso facciamo atti che ci fanno sfiorare la morte, ma è come se dentro pensassimo di essere immortali.

E cosi quando siamo ragazzi giovani e non vogliamo figli, spesso rischiamo di averli…è come se pensassimo di non poter generare la vita.

Invece la vita è un soffio, pochi secondi ci possono portare via, pochi secondi possono portare un nuovo essere qua.

 

(Se l’argomento ‘morte’ e cosa c’è dopo la morte ti interessa, se queste domande esistenziali ti toccano nel profondo ti suggerisco di leggere un libro La morte e la vita dopo la morte «morire è come nascere» di Elisabeth Kubler Ross)

 

1 30 31 32 33 34