LA TRISTEZZA, LA CUCINA E L’AMORE

Aprile 21, 2017Coppia, Eleonora Ievolella

Stamattina ero di umore un po’ triste, però ho deciso di svolgere le mie attività quotidiane lo stesso con gioia, senza negare quella tristezza, ma godendomi anche le cose belle che ci sono nella mia vita. Ho sistemato e pulito casa, fatto yoga, colazione, e poi mi sono messa a cucinare.

Il venerdì di solito faccio la pizza con la pasta madre, ma oggi non ne avevo voglia perché stiamo mangiando veramente troppa pizza, allora ho pensato di accingermi a fare il pane e cucinare una torta salata per cena. In frigo avevo la ricotta, la pasta sfoglia e in freezer degli spinaci: tutto perfetto. Inizio a sbattere la ricotta con le uova per il ripieno e mi è venuta in mente la faccia di mio marito Alberto a cui gli spinaci fanno schifo: “blaaa, e io cosa mangio?”.
Poi ho immaginato Lorenzo, mio figlio di tre anni, che una volta mangiava di buon gusto gli spinaci e pure questa torta salata, e che adesso ha iniziato a fare i capricci anche a lui. Ho riflettuto un po’ e ho pensato, “magari se gliela do da mangiare prima che torni Alberto dall’ufficio la mangia volentieri…”, poi suo padre si farà due uova.

Dopo aver scolato gli spinaci mi sono resa conto che ero più triste di prima.

Mia mamma cucinava sempre le cose separate per lei e mio padre rispetto a quelle per me e mia sorella perchè a noi “non piaceva niente di quello che piaceva a loro”.
Era molto infastidita perché non voleva finire a mangiare solo cose da bambini, mentre adorava il pesce e gusti più forti, per questo a noi faceva una pasta e bistecca e per loro piatti più raffinati. Faceva il doppio della fatica ed era arrabbiata.
Mentre cucinavo la torta di spinaci e ricotta mi sono trovata a essere come lei: pensavo che quella torta era buona e sana e che avrebbero fatto bene mangiarla, e che se ad Alberto non la potevo imporre, magari a Lorenzo sì.
Ho sentito tutta la mia rabbia e quella di mia mamma e la frustrazione di entrambe.
Poi ho ricordato me bambina che subiva le critiche di sua mamma perché non le piaceva la zuppa di pesce e che era obbligata a mangiare la bistecca. Ho provato tristezza e una grande compassione per quella bambina. Ricordo che per il mio compleanno mi preparava invece il mio piatto preferito: pollo arrosto e patatine, e anche la torta di mele, allora sì che ero contenta.

Ho capito che dentro di me ci sono sia la bambina ferita che la mamma frustrata, entrambe hanno i loro buoni motivi per essere tristi. Come me stamattina, del resto.

Poi mi è ventura in mente mia nonna che cucinava invece prelibatezze che piacevano a tutti. Si fermava da noi a Verona due settimane e aveva il plannig del menù giorno per giorno: lunedì polpettone di tonno, martedì gatò di patate, mercoledì sformato di riso con prosciutto cotto e mozzarella, giovedì tortellini in brodo con le “badrottole”, e poi…crocchette, purè, polpette di pollo, patatine fritte, sogliole, pomodori al forno ripieni, pasta “ateano”, polpette di uovo al sugo e chi più ne ha più ne metta. Quelle bontà piacevano a tutti, a grandi e piccini.

Ok, ero ancora in tempo: non avevo ancora mischiato la ricotta con gli spinaci. Ho aperto il frigo, fatto un check veloce di cosa c’era dentro. Ho aperto l’ipad e digitato su google “torte salate ricotta”. Ho trovato una semplice ricetta con ricotta e pomodorini. Questa sì che sarebbe piaciuta a tutti! Ho pensato “pazienza, con quegli spinaci farò una vellutata per me”.

Infornata la torta salata ho sentito che il mio umore era notevolmente migliorato.

Mi è poi venuta in mente quella frase appesa alla porta dell’asilo:
“Si cucina sempre pensando a qualcuno, altrimenti stai solo preparando da mangiare”.

Eh già, ora capisco perché per tanti anni odiavo cucinare, ma per fortuna possiamo sempre cambiare: possiamo scegliere chi vogliamo diventare.

 

 

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