COME HAI AMATO?
Ho visto di recente un video su una signora francese, Nicol Dron, che ha avuto un’esperienza di premorte e si è fatta 45 secondi nell’aldilà.
Ci sono tante persone nel mondo che hanno avuto questa esperienza e ciò che hanno visto coincide per tutti, a prescindere da razza, religione e ceto sociale.
La donna che ha trattato di più questo argomento è Elisabeth Kubler Ross, una psichiatra svizzera che ha accompagnato moltissimi pazienti malati terminali alla morte.
Anche mia nonna Emilia ebbe un’esperienza di premorte: dopo un’operazione a un rene finì in rianimazione, aveva 78 anni. Lì vide il tunnel, la luce e suo marito e suo figlio, che erano morti, e che la chiamavano. Non avrebbe voluto rientrare nel corpo, stava troppo bene lì. Invece rientrò e visse fino a 85 anni. Io avevo 13 anni e lei mi raccontò questa esperienza: io la ascoltavo scettica e, come gli adulti intorno a me, credetti che fosse un sogno, un’esperienza data dal coma farmacologico.
Passarono gli anni e non pensai più a quell’episodio fino a che morì un amico dei tempi del liceo, aveva poco più di vent’anni, e mi diedero da leggere il libro della Kuber Ross: “La morte è di vitale importanza”. Ritrovai lì descritta l’esperienza di mia nonna.
Poi passarono altri anni e, visto che questo argomento mi ha sempre interessato, lessi i libri di Anita Moorjani che aveva vissuto anche lei un’esperienza di premorte. A seguito di un mio articolo su quest’argomento un’amica mi consigliò il video su Nicole Dron.
Anche lì la stessa situazione: la luce, i parenti morti, la pace, l’amore incondizionato, il non voler tornare. Nella descrizione di Nicole Dron si trova molto del sapere che diffondono le religioni dal cristianesimo delle origini al buddismo. Questo video è molto bello, e, anche se per noi è difficile credere a certe cose, penso che l’esperienza descritta sia veritiera.
Certe volte penso però che il Mistero non andrebbe spiegato, nè descritto, e che ognuno farà la sua esperienza di Esso prima o dopo, qui sulla terra, o al momento della morte.
Però di quel video mi porto a casa due domande che fecero a quella donna:
“Come hai amato?”
“Cosa hai fatto per gli altri?”
Lei disse che non era una persona cattiva, che conduceva una vita “normale”, ma si era resa conto che per gli altri non aveva fatto proprio un bel niente e nell’aldilà aveva visto tante mani tese sulla terra che chiedevano aiuto.
L’Amore è l’energia Universale e vivere bene significa amare.
“Ama e fa ciò che vuoi” diceva Sant’ Agostino.
Bisogna partire con l’amare noi stessi, poi i nostri figli se ne abbiamo, il nostro compagno, i nostri parenti, i nostri amici, i nostri nemici, e poi tutti gli esseri.
Questo tipo di esperienza richiede il cammino di una vita.
Le nostre ferite profonde ci impedisco di amare o ci fanno amare male.
Io personalmente sento spesso “un gap” tra ciò che la mia anima vorrebbe esprimere, l’amore che prova, e ciò che faccio poi invece, i miei comportamenti quotidiani. “Io vedo il meglio ma al peggior mi appiglio” come disse Yoav Dattilo in una intervista citando Ovidio. La domanda “Come hai amato?” presume non tanto la quantità dell’amore, ma la qualità.
Si può amare bene o amare male.
Amare bene per esempio è volere la felicità degli altri, lasciandoli liberi di essere diversi da noi, per esempio, o dicendo loro quello che pensiamo anche se può non far loro piacere, ma perché è importante per noi.
Amare male è svegliarsi pensando di dare un bacio o un abbraccio e poi invece grugnire un “ciao”. Amare bene è lasciare che i nostri figli si sporchino nella sabbia e nel fango e lasciarli finire di giocare senza interromperli anche se noi vorremo fare altro.
Amare bene è sapere mettersi nei panni degli altri.
Amare male è essere gelosi.
Amare male è dire “ti amo”, ma non essere presenti, non saper ascoltare, non sapere come dimostrarlo.
Per amare bene bisogna essere stati amati bene, altrimenti tenderemo ad amare male.
Allora sembrerebbe che tutti siamo condannati ad amare male.
Da un certo punto di vista sì perché siamo esseri imperfetti, ma amando le nostre imperfezioni possiamo migliorare.
La consapevolezza di avere una parte che sa amare bene ci può spronare a ricontattarla e chieder consiglio a lei…per esempio. Se sento che sto amando male, e cioè mi comporto non come vorrei, posso fare un attimo di raccoglimento e chiedermi: “Come posso agire in questa situazione amando bene?”
Chiediamoci inoltre cosa stiamo facendo per gli altri: non bisogna essere Medici senza frontiere o Madre Teresa di Calcutta, ci sono mille modi per aiutare le altre persone. Amando i nostri familiari, e amici, sorridendo alle persone, regalando un panino al mendicante fuori dal supermercato, tenendo pulito l’ambiente…ognuno di noi sa cosa può fare per gli altri.
Se vuoi vedere il video lo trovi qui:
http://https://www.youtube.com/watch?v=ETdMDaefrQU
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