COLLABORAZIONE VS COMPETIZIONE
Da alcuni mesi sto riflettendo sulla tematica della collaborazione in contrapposizione alla competizione.
La riflessione è partita da Annalisa Cazzadori, la maestra coordinatrice dell’asilo di Lorenzo, che ho intervistato per il documentario che sto girando, e mi sottolineava l’importanza di crescere bambini che collaborano e non che competono tra loro, anche se ahimè la nostra società promuove immancabilmente la competizione.
Ho poi letto tre libri di Brenè Brown molto interessanti (I doni dell’imperfezione, Osare in grande, La forza della fragilità) e ho ritrovato ancora questo tema così importante.
Se siamo persone che si amano e che hanno acquisito una certa fiducia in sé stesse saremo più portate a empatizzare con il prossimo, a vederlo come un amico, un fratello e non come una persona da svalutare o con cui competere.
La Brown dice che se incontri una mamma in difficoltà (ad esempio con il bambino che fa i capricci) puoi fare due cose: guardarla male giudicandola in cuor tuo come una incompetente e sentirti tu una brava mamma, oppure empatizzare con lei sapendo che non è facile fare la mamma, che i momenti duri ci sono per tutte e guardarla con appoggio magari dire anche qualcosa che la aiuti a stare meglio come “certe volte è dura, ti capisco”.
Il primo approccio, quello competitivo, nasconde un grande senso di inferiorità: “se a te le cose vanno male io posso sentirmi bene perché a me vanno un po’ meglio”, ma se io fossi serena e felice non avrei bisogno di affossare l’altro o sperare che l’altro stia peggio per sentirmi bene.
Il secondo approccio invece è di collaborazione: “siamo tutti in difficoltà in questa vita, le sfide e i dispiaceri succedono a tutti, oggi a te, domani a me, ma se ci facciamo forza l’un l’altro può essere più facile camminare insieme”.
La persona che stiamo additando come inadeguata sta facendo del suo meglio con i mezzi che ha a sua disposizione, magari il suo meglio è poco, magari le sue sofferenze non permettono molto, ma uno sguardo di compassione e amore può aiutare chiunque a sentirsi bene anche solo un pochino.
Certo non è facile essere collaborativi, una parte profonda di noi compete e gode nello sminuire gli altri. Prendiamone atto, accettiamola, ma guardiamo questa parte con compassione e rendiamoci conto che dietro a quella aggressività c’è un profondo e sottile senso di inadeguatezza.
È la nostra parte verme piccolo e indifeso che finge di essere un leone.
Certe volte ci sentiamo così poco adeguati, ci amiamo così poco, che l’unica cosa che ci sembra ci faccia stare bene è pensare che siamo meglio degli altri.
Ma… se riconosciamo la nostra luce non abbiamo bisogno di essere superiori agli altri!
Ognuno di noi ha punti di forza e punti di debolezza, cerchiamo di lavorare su di noi per aumentare la luce e accettare l’ombra, così facendo accetteremo anche le ombre e le luci degli altri, e forse un giorno, chissà, sentiremo di essere tutti una grande comunità in cammino per crescere.
Eleonora
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