LA MEDUSA SUPER URTICANTE
In questi giorni mi sono messa a fare un lavoro molto impegnativo: creare album stampati con le foto digitali di un po’ di viaggi vari rimasti in sospeso. In realtà già da un annetto mi ero messa a fare gli album di Lorenzo, ma ero rimasta veramente indietro sui 6 anni precedenti, in cui io e Alberto eravamo una coppia spensierata e girovaga senza figli.
Saranno i 40 anni che si avvicinano, ma è come se avessi bisogno di mettere ordine nel passato, e fare gli album fotografici è un modo per creare una sequenza spazio temporale di ricordi, un modo per archiviare un pezzo di vita per poi cominciarne una nuova, un po’ come fare Spaceclearing.
Insomma stavo lavorando all’album del viaggio di nozze quando ho trovato la foto di una spiaggia da sogno alla Digue, Seyshelles, dove io e Albi eravamo andati a fare una gita, visto che alloggiavamo in un’altra isola: Pralin.
Ricordo quella pessima gita: dovevi noleggiare delle bici al porto perché sull’isola non c’erano macchine, e farti chilometri e chilometri per raggiungere le spiagge che non erano per niente agevoli. In una ci stavamo pure rimettendo la pelle perché la corrente ci sbatteva contro la barriera corallina.
Tra l’altro in quei giorni io ero pure di cattivo umore perché dicevo che Alberto flirtava con un’altra tipa, anche lei in viaggio di nozze, che stava nel nostro stesso albergo, e che faceva la massaggiatrice.
Ai tempi ero veramente gelosa, pure un po’ paranoica: mi facevo mille storie che non avevano grande attinenza con la realtà. Sia io che lui avevamo un passato un po’ da seduttori, eravamo molto diversi, per questo il flirtare non era così strano come ci sembrerebbe adesso che siamo “due quarantenni con figli”.
Insomma mentre stavamo pedalando verso una di quelle spiagge da cartolina (che a detta di tutti “devi assolutamente vedere”) io inizio a essere stanca, a non farcela più, ad avere il sedere rotto per quel dannato sellino, e a non sopportare la strada in salita.
Per peggiorare le cose ho iniziato mentalmente a paragonarmi alla massaggiatrice così sportiva che aveva fatto la gita il giorno prima tutta esaltata.
Così sono entrata in una bolla emozionale che mi riportava al passato: quando ero bambina io ero “una schiappa” e quindi non valevo nulla, mentre mia sorella era una sportiva ed era la preferita di mia mamma e di mia nonna materna.
Il passato si stava sovrapponendo al presente e io diventavo “la schiappa che non vale niente agli occhi di Alberto” mentre la massaggiatrice era la preferita del mio neo marito.
Allora non ero così consapevole di questa bolla emotiva in cui ero caduta, so solo che iniziai a litigare con Alberto, a scendere dalla bici imprecando che non ne volevo più saperne, e a proseguire a piedi verso la fantomatica spiaggia.
Il poveretto mi seguiva pedalando, trascinando la mia bici, e cercando di farmi ragionare per farmi riprendere dal mio sclero.
Ricordo che arrivammo in spiaggia e io, ancora arrabbiata, andai per conto mio a mettere i piedi in acqua mentre probabilmente Alberto si faceva un bagno.
A un certo momento un’onda piena di schiuma mi si è schiantata sulle gambe e ho sentito un male atroce. In quell’onda c’era una medusa super urticante che mi lasciato i tentacoli addosso.
Causa questo simpatico incidente io e Alberto abbiamo ricominciato a parlarci e in qualche modo abbiamo fatto pace per risolvere la situazione della mia gamba tumefatta.
E quindi mi dirai tu, perché mi hai raccontato tutta questa vicenda?
Perché sono fermamente convinta che quando sei emotivamente sconvolta devi fermarti e prenderti cura della tua rabbia. Se prosegui ad agire fai del male a te e agli altri.
(vedi anche Post “Quando sei nervoso fermati” e “Quando sopraggiunge la rabbia”).
Ci sono inoltre alcuni insegnamenti che ho imparato anche negli anni a venire:
– Molte volte gli incidenti (o le malattie) sono un modo inconscio per uscire da situazioni che non riusciamo ad affrontare.
– Quando fai “la figa” (o come la chiamo io la “Super”) e cioè neghi la rabbia o la tua debolezza e dai la colpa agli altri, invece di smazzarti il tuo dolore (o quanto meno ammetterlo), la vita ti dà una bastonata come per dirti: “Guarda che stai male, e se non vuoi sentire il male emotivo ti faccio sentire almeno quello fisico così impari qualcosa”.
– Gli incidenti fisici hanno una relazione molto precisa con il nostro male psichico: nel caso della gita alla Digue io ero diventata “urticante come una medusa” con Alberto e davo continuamente la colpa a lui delle mie ferite passate!
Conclusione: mi rimasero le bolle per più di una settimana, dovetti prendere antistaminici e creme varie.
Però fu una grande lezione di vita.
Comunque nell’album NON ho inserito la foto di me piegata che mi tocco la gamba: ho preferito lasciare solo i bei ricordi, tanto mi basta vedere quella spiaggia per ricordarmi l’accaduto :/
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