IL LADRO, LA PAURA E LA FELICITA’

“Papà, ho paura…”, mi ha detto Lorenzo prima di addormentarsi e stringendomi il braccio al buio.

Avevamo appena fatto la pratica dei Momenti Felici della giornata, su sua iniziativa: “Oggi i miei momenti felici sono stati quando mi è caduto il dente che dondolava e che oggi mi faceva male, quando ho visto la puntata di Topolino e gli Amici del Rally con “Fred Manolesta”, quando sono venute Stella e Chiara a trovarci ed abbiamo giocato insieme, quando ho mangiato la torta che hanno portato a merenda, quando l’attaccante del Verona ha fatto quel bellissimo goal al volo e quando ho bevuto il succo all’albicocca…”.

“E perché hai paura?”, gli ho chiesto.

“Perché nel cartone di Topolino c’era un ladro, Fred Manolesta, che è cattivo…”

“E perché hai paura?”

“Perché non voglio che venga qua…”

“E se viene cosa ti ruba?”

“Non lo so…”

“Forse il tuo salvadanaio… con tutti gli euro risparmiati che hai?”

“Sì, tutti i miei soldini…”

“E poi?”

“E poi l’album dei Pokemon…”

“Ah ok, e poi cosa ti può rubare?”

“Le figurine dei calciatori…”

“Certo… e poi l’elefante di vetro di Murano che ti hanno regalato i nonni settimana scorsa.”

“Sì, anche quello…”

“Ma tu due settimane fa non ce l’avevi quell’elefante di vetro, vero?”

“Sì”

“Però eri felice lo stesso anche senza l’elefante…”

“Sì, è vero”

“Un anno fa non avevi soldi nel salvadanaio, eppure eri felice”

“Sì…”

“E un anno fa non avevi neanche tutte quelle carte Pokemon e le carte dei Calciatori, ma stavi bene…”

“Sì, però non voglio che me le prendano!”

“Giusto, possono rubarti tutte le cose che hai, ma non la felicità!”.

A quel punto Lorenzo ha lasciato andare il mio braccio, e dopo un minuto si è addormentato.

Capita spesso che i bambini guardando i cartoni animati si impressionino, anche se si tratta di Topolino e anche se alla fine della storia il cattivo viene catturato. Così la sera, al buio, le paure vengono fuori e diventano incontenibili.

Come sempre, negare le emozioni non funziona: ad esempio esclamare “Non puoi avere paura di un cartone animato, è tutto finto!” con un bambino (come con un adulto che ha visto un film impressionante) non funziona.
Ci identifichiamo in quello che vediamo e lo riviviamo nel nostro mondo come presente e reale.
Allora dobbiamo seguire un’altra via, che non è quella del negare o sminuire la paura, ma quella dell’accogliere l’emozione, qualunque essa sia. Oggi può essere paura, domani rabbia, dopodomani disgusto.

Con Lorenzo abbiamo provato a riconoscere la paura, dargli una forma, capire cosa lo spaventava nella vita concreta, abbiamo cercato di darle un volto.

Poi possiamo passare a risvegliare le nostre risorse, le nostre qualità luminose, metterci in contatto con quelle, attivarle e renderle presenti.

Spesso questo risveglio passa dalla nostra parte creativa, la parte che ci permette di reinquadrare una situazione, rivestirla sotto una nuova luce. A quel punto possiamo ricomporre il quadro, paure e risorse convivono in noi, si bilanciano e possiamo trovare una pace, un nuovo punto di vista più alto, che non butta via niente dei nostri vissuti e ci rende un pochino più forti perché capaci di fare una sintesi fra le diverse spinte interiori.

Come diceva Seneca:

“Se c’è la paura, non c’è la felicità”.

Alberto

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