IL MIO BISOGNO, IL TUO BISOGNO.
Il secondo punto (per il primo leggi il post Autostima) che mi ha colpito della conferenza sull’autostima di Cristina Bassoli è quello riferito ai nostri bisogni e alle richieste relative ad essi.
Molte volte, in determinate situazioni che ci mettono a disagio, dice Cristina, è come se fossimo dei bambini piccolissimi con pannolone e biberon, andiamo quindi a chiedere sostegno e aiuto a qualcun altro: il nostro partner, nostra madre, degli amici. Ma può essere che anche loro in quel momento stiano affrontando un momento difficile della loro vita, e che magari, siano anche loro, metaforicamente come noi, con pannolone e biberon, ma che per esemipo non lo dicano.
Vi faccio un esempio: vi trovate improvvisamente a dover curare la mamma malata, ad accompagnarla a visite, in ospedale, a dover sostenerla anche da un punto di vista psicologico. Questa situazione vi mette paura ed è come se tornaste ad essere un bambino o una bambina piccola che non sa come gestire una cosa più grande di lei. Allora chiedete (o pretendete) che un altro parente si occupi con voi, o meglio al vostro posto, della situazione.
Il problema è che anche il vostro parente non si sente così a suo agio, e magari ha un figlio piccolo da gestire, o al lavoro le cose vanno male…insomma anche lui porta il pannolone ecco. Finisce così che vi arrabbiate con quella persona e rompete i rapporti: certe volte può far comodo scaricare la tensione sopra un capro espiatorio.
Però non vi rendete conto che voi avevate il pannolino e pure l’altro ce l’aveva. Voi avevate bisogno di sostegno, ma anche l’altra persona aveva bisogno.
Molte volte le incomprensioni e i malintesi nascono da situazioni del genere. Ecco perché, dice Cristina, noi dobbiamo imparare a prenderci cura di noi stessi e a contenerci da soli nelle nostre difficoltà.
Se io riconosco la mia parte piccola impaurita, aggiungo io, e mi disidentifico da lei, posso cercare dentro di me delle risorse, fare appello alla mia parte più adulta e saggia, e cercare di affrontare la situazione in modo più lucido. Oppure posso esprimere all’altro la mia difficoltà, posso mostrare di essere vulnerabile. Se anche l’altro fosse per caso capace di ammettere di essere lui stesso terrorizzato, di avere una parte piccola in difficoltà, forse saremo meno spietati con lui. Forse riusciremo una volta tanto a guardare al di là del nostro naso.
Allora si potrebbe comunicare in modo libero, ci si potrebbe aiutare per quel che ognuno può dare, senza accusarci a vicenda. E soprattutto senza nasconderci dietro a un muro di orgoglio a tirare frecce.
Questa immagine di due bambini a gattoni con il pannolino e il biberon in bocca mi ha molto aiutato, mi ha fatto sorridere.
Può essere utile a tutti noi per capire che nessuno ci può salvare, che è giusto chiedere aiuto ma alle persone giuste, spesso chi non aiuta certe volte semplicemente è più in difficoltà di noi, anche se fa la voce grossa o si nasconde dietro a una parte forte.
Impariamo a chiederci: “Qual è il mio bisogno? Ce la posso fare da sola in questa situazione o ho bisogno di aiuto? A chi posso chiedere aiuto? Chi è realmente capace di contenermi? E soprattuto, che bisogni ha la persona a cui sto chiedendo aiuto?”
Se un giorno saprò finalmente prendermi cura della mia parte piccola (col pannolino) e saprò venire da te (mamma, partner o amica) per desiderio e non per chiedere aiuto, qualche volta tu aiuterai me, qualche volta io aiuterò te, ma ne saremo consapevoli, e qualche volta staremo insieme solo per il gusto di farlo.
Non saremo più dipendenti, ma saremo finalmente interdipendenti.
Eleonora
“ANNAFFIARE IL CUORE”, il libro del Blog, è disponibile su Amazon, clicca qui:
Lascia un commento