WALLY

La nonna di Alberto, la nonna Wally, sta per andare in cielo. È caduta un paio di settimane fa e si è rotta il femore. Gli anziani spesso quando hanno deciso inconsciamente di andarsene fanno così.

L’ultima volta che l’ho vista a luglio eravamo a casa dello zio Paul a Chiavari, per festeggiare il compleanno di Alberto, ma anche quello di Lorenzo e Nicoletta. Lei era seduta su una sedia, ormai pelle e ossa, lo sguardo assente, però se la guardavi ti diceva qualcosa, anche a caso, e mangiava volentieri la focaccia. A un certo punto mi sono seduta vicino a lei, le ho preso la mano. Lei purtroppo non sapeva più bene chi ero, ma il contatto delle anime va al di là della mente e dei ricordi. Mi ha detto qualcosa di confuso, c’era forse il cielo e un posto dove andare, ma forse sono io che ho l’interpretato così. So che in quel momento ho avuto la percezione che in questa vita non l’avrei più vista e dentro di me una voce le diceva: Salutami mia nonna”. Quando stavamo per salire in macchina per tornare a Verona ho chiesto ad Albi se aveva salutato sua nonna, lui mi ha detto di sì, io gli ho chiesto se l’aveva salutata bene perché non ero sicura che l’avremmo rivista. Allora è tornato indietro e si è seduto di nuovo vicino a lei, non so che cosa si siano detti.

Sono passati 3 mesi ed ora è in quel letto di ospedale. Sento che sta andando e penso che unirsi all’Amore Universale per lei sia una buona cosa.

Per me Wally in questi 10 anni è stata come una nonna, la nonna che non avevo più. È stata la persona che mi ha in qualche modo fatto entrare veramente nella famiglia di Alberto.

Per me andare a Genova era sempre un po’ difficile: casa non mia, amici non miei, città strana a tratti affasciante ma così diversa dalle “mie città”. Però la cosa che mi metteva più a mio agio era la presenza della nonna Wally: per me lei era un po’ “una casa”.

Stavo ore seduta sul divano ad ascoltarla, le chiedevo della sua vita in Africa, del suo grande amore con il nonno Aldo, lei mi raccontava tutto: le gioie, le difficoltà, la sua vita familiare prima del matrimonio, il rapporto complesso con sua madre, la guerra… e poi questo grande stravolgimento di vita che fu andare a vivere in Nigeria, prima a Kano, poi a Lagos. Lì ha avuto i suoi due figli e ha anche lavorato come maestra per i bambini della colonia in cui vivevano. Il nonno Aldo le aveva pure insegnato a guidare….immagino la nonna Wally che guida per i deserti dell’Africa! Ovviamente la nonna che sfreccia tra le dune del deserto è una mia immaginazione, ma mi ha sempre fatto sorridere questa immagine e ho sempre ammirato la forza di questa donna.
Certo avrà avuto anche tanti difetti, ma da quando l’ho conosciuta io l’ho trovata una donna di una dolcezza e di una sensibilità incredibile. Era profondamente spirituale, ma non la religiosità di chi va a messa tutte le domeniche, una bontà del cuore che è molto di più. Spesso faceva finta di non accorgersi di tante cose, ma poi scoprivi che aveva il quadro molto completo delle situazioni, una capacità di percepire le cose e le persone straordinaria.
Mi piaceva coccolarla come facevo un po’ con mia nonna, allora insistevo con Alberto di andare a comprarle dei fiori quando arrivavamo in vista a Genova: prima di andare su a casa loro ci fermavamo in un negozietto piccolo un po’ improvvisato. La negoziante era una signora cicciottella simpatica e un po’ furba, il baracchino verde era pieno di fiori stupendi ovunque e noi compravamo quasi sempre dei ciclamini bianchi o rossi. Non costavano niente rispetto ai fiorai di Milano o Verona. Poi, siccome era molto golosa le compravamo anche dei dolcetti, dei pasticcini o dei cioccolatini. Lei ci guarda felice, si illuminava e diceva: “Eh, ma non dovevateeeeee!”. Si capiva anche che era combattuta tra la gioia del regalo e la sua educazione genovese per cui non bisogna sprecare i soldi. Un giorno me lo disse anche che io e Alberto non dovevamo buttare via soldi in regali per lei, ma tenerli per metter su famiglia. Io però me ne fregavo e insistevo sempre: “Prendiamo qualcosa per tua nonna!”

La ricordo al funerale del papà di Alberto in cui lei scelse di partecipare nonostante non avesse avuto un gran rapporto con lui, soprattutto dopo la separazione con sua figlia, ma venne per stare vicino ai nipoti in un gesto di amore assoluto. La tenevo a braccetto mentre ci addentravamo nel cimitero di Staglieno e ricordo che la sua presenza mi diede molta forza e probabilmente anch’io la diedi a lei.

La nonna Wally amava molto Alberto e forse per questo aveva accolto anche me col cuore aperto, ma penso che comunque tra di noi ci fosse stato un incontro di anime speciale, al di là delle parentele.

Da quando è nato Lorenzo mi sento purtroppo di averla un po’ trascurata: siamo andati meno a Genova, lei iniziava a dimenticare sempre più le cose, e io non avevo l’energia di dare tutte le mie attenzioni a lei e a un bambino piccolo contemporaneamente, e mi è dispiaciuto. Però cercavo sempre dei momenti per sedermi vicino a lei e prenderle la mano, chiederle come stava. Lei quasi sempre si commuoveva e diceva che mi voleva bene. Anche al matrimonio mio e di Albi era presente e molto commossa, e c’era al battesimo di Lorenzo, anche se chiedeva sempre “di chi era quel bel bambino”. Mi è piaciuto molto fare tanti Natali insieme. Per me Wally era la mia famiglia di Genova e mentre Alberto era occupato a godersi la presenza di sua mamma e degli amici io stavo spesso con la nonna e il calore di quei momenti rimarrà per sempre nel mio cuore.

È sempre dura lasciare andare le persone a cui si è voluto bene, ma quel momento arriva e io so che sarà felice di ritrovare Aldo e i suoi cari, e chissà magari conoscerà anche mia nonna.

Grazie di tutto, nonna Wally.

Eleonora Verona 3 ottobre 2017

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