METTERE L’ANIMA

Spesso ci sentiamo affogati da mille cose da fare: lavoro, famiglia, figli, pagamento di multe – bollette- tasse – spese condominiali – bolli auto e moto e chi più ne ha più ne metta…

Sembra che il tempo per “noi stessi”, per lo svago, per il “piacere” non ci sia mai.

Anche io vivevo così fino a qualche tempo fa.

Poi qualcosa è cambiato.

Lo voglio raccontare riprendendo un pezzo del libro “Il miracolo della presenza mentale” del maestro vietnamita Thich Nhat Hanh (Thay) che lo rappresenta perfettamente.

Nel libro si riporta un colloquio fra il maestro e Allen, un suo caro amico. A un certo punto Thay gli chiede: “Molti dicono che creare una famiglia fa sentire meno soli e dà sicurezza. E’ vero?”

Allen risponde:

“Ho scoperto un modo per avere molto più tempo.
In passato, consideravo il tempo come se fosse suddiviso in tante parti distinte. Una parte la riservavo a mio figlio Joey, un’altra era per mia figlia Ana, un’altra la dedicavo alla mia compagna Sue e un’altra ancora alle faccende domestiche. Quello che rimaneva era il mio tempo personale. Potevo leggere, scrivere, fare ricerca, andare a passeggio.
Ora invece cerco di non dividerlo più.
Considero il tempo che passo con Joey e Ana come tempo mio. Quando aiuto Joey a fare i compiti cerco di fare in modo che il suo sia anche il mio tempo. Studio la lezione insieme a lui, mi godo la sua presenza e cerco di coinvolgermi in quello che facciamo. Il tempo dedicato a lui diventa il mio tempo. Con Sue è lo stesso. E il bello è che ora posso disporre di un tempo illimitato!”

Se al posto dei nomi dei figli Joey e Ana metto i nomi dei miei figli Lorenzo e Luce, e a al posto di quello della compagna Sue metto quello di mia moglie Eleonora, il pezzo sopra indicato descrive perfettamente la mia realtà.

Non è sempre stato così: per moltissimo tempo vivevo anche io con fatica tutti gli impegni che avere una famiglia comporta.

Sentivo fortissima la compressione del “mio tempo libero” a causa dei bisogni e delle esigenze dei miei figli e di mia moglie. Quando i bambini sono piccoli i sonni interrotti sono una costante e ancora adesso è così per me perché Luce ha ancora 2 anni e mezzo e a metà notte si sveglia perché vuole il “cocò” (biberon di latte) e bisogna cambiarle il pannolino…

Poi ci sono tutti gli altri bisogni dei figli che richiedono una costante presenza dei genitori: i compiti (io ho fatto poche volte i compiti con Lorenzo, Eleonora quotidianamente soprattutto con il lockdown), il gioco (i bambini mentre giocano hanno bisogno di qualcuno che giochi con loro o comunque di un adulto che li guardi mentre giocano…), le uscite per andare al parco giochi…

Svolgere queste attività con i figli in perenne conflitto con i nostri desideri “altri” (come ad esempio uscire per vedere gli amici, leggere un libro, andare a fare una partita a calcetto, vedere un film, scrivere un post 😊, …) non fa che toglierci energia preziosa e ci fa perdere il piacere che svolgere quelle attività in presenza mentale ci può dare…

Quando facciamo una cosa ma intanto pensiamo ad un’altra cosa che ci piacerebbe fare non siamo presenti a noi stessi (e agli altri) e ci perdiamo il gusto sia di quello che stiamo facendo sia di quello che desideriamo fare ma in quel momento non possiamo.

Adesso se devo interrompermi mentre scrivo per cambiare il pannolino a mia figlia Luce, mi godo quel momento giocando con lei tutto il tempo che sta sul fasciatoio, ridiamo insieme e poi mi rimetto a fare quello che stavo facendo.

Stessa cosa quando la piccola mi chiede di andare in camera sua a giocare coi lego. Iniziamo a costruire una casetta con passione insieme. Sentirci giocare divertendoci attira anche Lorenzo, che, incuriosito, viene a giocare con noi. A quel punto mi succede anche che, pian piano, posso allontanarmi e loro continuano a giocare insieme ed io posso concentrarmi anche su altre attività!

Il “trucco”, se così lo si può definire, ben espresso nelle parole di Allen ad inizio del Post, è quello di trovare un nostro ‘coinvolgimento’ mentre svolgiamo queste attività, una parte di noi che si diverta veramente.

Si potrebbe dire mettere un po’ “l’anima” in quello che facciamo.

Ci può stare una reazione iniziale del tipo “Uff… che noia… devo interrompere quello che stavo facendo per andare dietro ai bisogni di…”, ma se a questa reazione facciamo seguire un pensiero come: “Vabbè, me tocca, vediamo come possiamo divertirci facendo questa attività con mio figlio/ figlia…” il gioco è fatto.

Certo, ho comunque bisogno dei miei spazi, andare in piscina a giocare a water basket, vedere gli amici, fare i miei esercizi fisici e trovare qualche momento per me stesso, ma ricordarsi di fare le cose della vita di tutti i giorni con amore e cercando di divertirsi aiuta a vivere tutto quello che facciamo come “tempo nostro”, e possiamo sentirci meno sopraffatti dalle incombenze delle attività quotidiane.

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