LE 5 TIPOLOGIE DI PERSONE DA EVITARE (O FORSE NO…)
Navigando su internet capita spesso di imbattersi in articoli che cercano di spiegarci quali sono le “persone che dovremmo evitare” nella nostra vita…
Ecco alcuni titoli trovati oggi: “8 tipi di persone da evitare” – Vanity Fair, “13 persone da evitare” – D.it Repubblica, “Le 5 Tipologie di Persone da evitare a tutti i costi…” – Ascolta il tuo Cuore, “6 tipi di persone da cui è meglio stare alla larga (secondo la terapeuta)” – Corriere della Sera, “Dal narcisista allo scroccone: 10 tipi di uomini da evitare” – Corriere.it, “Cinque categorie di persone da evitare” – La Mente è Meravigliosa, “5 tipologie di persone da evitare assolutamente” – Ninja Marketing, …
Insomma, tutti vogliono convincerci che se stiamo male è perché siamo circondati di persone “da evitare”.
Entrando nei vari articoli si scoprono i ‘fantomatici’ profili di queste persone per noi “tossiche”: il narcisista, l’insicuro, lo scroccone, il prepotente, l’imbroglione, l’egoista, il manipolatore, lo sfruttatore, il criticone, il maniaco del controllo fino ad arrivare al paranoico, al dipendente da alcool, droga, ecc. ecc.
Certo che detta così le persone descritte non sono quelle che sceglieremmo per andare a fare una vacanza alle Maldive… infatti il suggerimento principale degli articoli è quello di fare “piazza pulita” di questi soggetti se vogliamo vivere in modo pieno e felice.
Non importa che ruolo abbiano queste persone nella nostra vita: che siano colleghi, amici o addirittura familiari, il consiglio è quello di troncare ogni rapporto con loro.
In un bel film di animazione che ho visto settimana scorsa con mio figlio Lorenzo, “Coco”, si parla proprio dell’eliminazione dai ricordi del capostipite di una famiglia da parte dei suoi stessi familiari, che arrivano a rinnegare insieme a lui anche la musica (il suo tratto dominante) e il suo volto (strappato dall’albero genealogico che veniva usato per le offerte nel giorno dei morti).
Senza “spoilerare” il film a chi non lo ha visto, anche in questo caso si scoprirà come questa censura non fosse la cosa più giusta da fare…
Eppure devo ammettere che è capitato anche a me qualcosa di simile nella mia vita: durante una vacanza avevo litigato con un amico (per i soliti futili motivi) e quando ero tornato avevo stampato le foto della vacanza, ma nel sistemarle nei raccoglitori ne avevo tagliate un paio per non rivedere più la persona che mi aveva ferito.
Ero proprio arrabbiato e non volevo più incontrare quella persona.
Questo è capitato più di venti anni fa ed ora devo ammettere che sono invecchiato: non farei più una cosa simile ed ho cambiato radicalmente il mio punto di vista.
Oggi credo che le persone che incontriamo, o che abbiamo incontrato, siano le persone giuste per noi, anche quelle che ci fanno soffrire. In qualche modo queste persone ‘capitano’ nella nostra vita per farci affrontare qualche paura o ferita che se non risolviamo non ci permette di progredire nel nostro cammino evolutivo.
Ad esempio, nel mio caso, sicuramente la ferita che si era smossa nella vacanza era quella dell’orgoglio: anche se ancora non l’ho risolta del tutto, ora sono un po’ migliorato.
Spesso sono ferite o sofferenze che ci portiamo dietro da tanto tempo, magari da quando eravamo bambini.
Da piccoli non potevamo affrontarle, e la fuga poteva anche essere un giusto meccanismo di difesa. Ma se oggi ci comportiamo come allora, “eliminando” queste persone, sarà come continuare a scappare dalle nostre ferite, e, purtroppo, quindi continueremo ad incontrare persone simili.
Allora cosa fare quando ci capita di frequentare qualcuno che ci fa soffrire?
Passare più tempo possibile con lui e ringraziarlo dei suoi atteggiamenti che ci infastidiscono?
Non esageriamo.
Il punto è un po’ quello spiegato da Eleonora in un vecchio Post (“Il gioco degli incontri”):
- in primo luogo dobbiamo fare mente locale del contesto in cui ci troviamo quando una persona ci irrita (dove sono, cosa sto facendo, che rumori ci sono intorno a me, cosa sto pensando,…)
- in secondo luogo dobbiamo fare uno sforzo grandissimo e “non reagire” e osservare che stati d’animo provo: rabbia? tristezza data da sensi di colpa? disgusto? paura?
- successivamente possiamo fare qualche respiro e poi possiamo toglierci dalla situazione che ci sta generando ansia
- poi, con calma, quando siamo da soli, possiamo riflettere e cercare di razionalizzare su qual è il comportamento dell’altra persona che ci ha indisposto e, facendoci un bell’esame di coscienza, verificare se per caso anche noi non abbiamo un aspetto del nostro carattere che gli somiglia: capita spesso di scoprire che sotto sotto anche noi abbiamo dei lati in comune con la persona che ci fa irritare (anche se moriremmo piuttosto che ammetterlo!!!)
- altre volte invece la persona tocca un nostro punto debole: quando l’avremo individuato potremo capire qual è la nostra ferita e potremo prenderci cura di questa finché, pian piano, non guariamo.
Sintetizzando il lavoro, quello che dovremmo fare è accogliere l’altro, così come è.
Un altro passaggio molto importante è quello di non ridurre le altre persone ai soli ‘difetti’ che ci indispongono: anche noi possiamo indisporre gli altri per qualche lato del nostro carattere, ma noi non siamo solo quel lato del carattere, e così nemmeno gli altri.
Quando riusciamo ad andare oltre i difetti degli altri, stando con i loro atteggiamenti anche ‘negativi’ senza farci intaccare da questi perché li abbiamo elaborati, non ci sarà bisogno di EVITARE nessuno perché ci saremo rafforzati, e avremo scoperto il dono che queste persone in realtà hanno portato nella nostra vita.
“Amate i vostri nemici” Gesù (Matteo 5, 43-48)
“Il tuo nemico è un Buddha”
“Gli altri siamo noi” Umberto Tozzi
Alberto
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