INSEGUIRE IL “SUCCESSO” CI RENDE FELICI?

Tutti noi sappiamo che ricercare il successo non porta alla felicità, ma poi cosa facciamo nella vita di tutti i giorni?

Non inseguiamo una miglior posizione o uno stipendio sempre più alto, magari anche a scapito del nostro tempo libero e dei nostri affetti?

Se ci capita di invidiare qualcuno, questa persona non è una che ha ‘successo’ in qualche ambito della vita dove noi ci sentiamo carenti?

Noi maschi non siamo forse gelosi di chi ‘ha successo’ con le donne e viceversa le donne non sono un po’ invidiose di quelle che hanno trovato l’uomo della loro vita o che hanno una famiglia che da fuori sembra ‘perfetta’?

Chi di noi non pensa che avere un’auto più grande, un telefonino o un orologio più bello, una casa meravigliosa o una borsa firmata non possa renderci felici?

Da bambini non eravamo così.

Quando ero piccolo non sapevo neanche cosa fossero le marche, i “brand”: per essere felice mi bastavano un paio di scarpe comode, dei pantaloni lunghi d’inverno e corti d’estate e degli amici con cui giocare a pallone…

D’estate la mia sofferenza non era legata alla marca del costume, o al non avere un fisico perfetto, ma era resistere due ore prima di poter fare il bagno in mare dopo aver mangiato…

L’orologio e il cellulare non servivano: bastava un telefono di casa e il numero di telefono di un amico per prendere appuntamento e vedersi in città da qualche parte.

Poi crescendo le cose sono cambiate, già a partire dalle scuole medie e sempre di più con l’adolescenza alle superiori.

I condizionamenti della società hanno cominciato ad avere la meglio sui reali desideri, sulle vere passioni, ed ho cominciato pian piano a sentirmi ‘inadeguato’ se non avevo le scarpe, la felpa o il giubbotto “alla moda”: mi ricordo come se fosse ieri quando a 11 anni a Natale sono arrivato a farmi regalare le calze che andavano di moda allora (eravamo ai tempi dei paninari e si chiamavano Burlington…).

Poi crescendo anche le scelte più importanti, come quelle di studio o di lavoro, le ho fatte non tanto in linea con i miei reali desideri (che facevo fatica a riconoscere), ma sulla base di quello che mi sembrava più ‘giusto’ per me per il mio inserimento nella società, per guadagnare soldi e per raggiungere uno status sociale che in qualche modo mi sembrava importante.

Ma anche quando ho raggiunto tutti i risultati che mi ero prefissato (Laurea in Giurisprudenza, bel lavoro in una città ricca di stimoli, fidanzamento, …) ho continuato a sentire un vuoto dentro di me.

Poi la carriera è andata avanti, lo stipendio aumentato, la relazione amorosa proseguiva… eppure la felicità non arrivava: come era possibile?

Forse gli obiettivi che mi ero dato da “grande” non erano in linea con il mio sentire più profondo?

Forse stavo correndo verso una direzione che non sentivo mia?

O è il senso di inadeguatezza che ci rende infelici?

E allora qual è il “successo” che porta alla felicità?

Sicuramente alcuni obiettivi di fondo erano corretti e collegati alla mia vera natura, ma la felicità spesso si nasconde non tanto in quello che facciamo, ma in come facciamo le cose.

Allora tutti i risultati raggiunti possono avere un grande senso per noi, e non lasciarci una sensazione di vuoto ancora da riempire.

Così, anche grazie al percorso di counseling, ho cominciato ad apprezzare sempre di più quello che avevo.

Il successo vero sembra essere direttamente proporzionale alla gratitudine e alla presenza.

Per farlo ho imparato a pormi delle semplici domande come ad esempio:

– Mi fermo mai a prendere consapevolezza di quello che ho, sia in termini economici che affettivi?

– Ringrazio ogni giorno per le cose belle che sono presenti nella mia vita?

– Quando lavoro in ufficio cerco la collaborazione degli altri per raggiungere i risultati o sono in competizione e mi sento in guerra con tutto e con tutti?

– Posso essere felice con i vestiti che ho o devo averne sempre di nuovi, di più belli e di più costosi?

– Mi concedo qualche “coccola” ogni giorno (una bibita o un cibo buono, cinque minuti di svago, leggere qualche pagina di un libro che mi piace, fare un po’ di attività fisica, …) o non mi prendo mai tempo per me?

– Penso al fatto che essere in buona salute è già una grande conquista?

– Faccio qualche respiro profondo durante la giornata per tornare al corpo e “staccare” un po’ la mente?

– Sorrido alle persone che mi stanno vicino, cerco di ridere un po’ ogni giorno?

– Riesco a dedicare qualche minuto nella giornata per sentire o incontrare una persona a cui voglio bene?

– Mi impegno ad avere buone relazioni con gli altri?

– Mi riservo qualche momento per fare due passi e ricollegarmi con la Natura?

Questi sono alcuni spunti che possiamo praticare tutti nella vita quotidiana, alcuni si aggiungono alle normali attività che svolgiamo, altri invece prevedono semplicemente un cambio di punto di vista rispetto alle cose che facciamo tutti i giorni, un cambio che ci può portare però molta ricchezza interiore e ad un benessere psico-fisico maggiore.

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