ZUMA: IL CUCCIOLO CHE ORA NON È PIÙ CON NOI.
Zuma era il nostro cucciolo di 6 mesi.
Era un bellissimo Ragdoll bianco con gli occhi azzurri chiarissimi. Era un giocherellone (come tutti i cuccioli) e veniva a dormire spesso vicino a me. La mattina mi svegliava anche perché voleva la scatoletta di tonno naturale.
Era un gatto che, insieme a suo fratello Morpeco e sua sorella Sky, era nato in casa nostra.
Sua mamma, Bijou, aveva un anno e mezzo quando è nato ed ha partorito in camera nostra in una scatola che avevamo preparato apposta. Bijou ha leccato ogni gattino appena nato e poi li ha allattati per tre mesi.
Una mamma perfetta.
Zuma era il più sano di tutti i cuccioli, quello che era cresciuto di più e che si era reso indipendente prima di tutti gli altri.
E’ morto in un incidente domestico mentre eravamo in vacanza all’Isola d’Elba, proprio il giorno del mio 47° compleanno.
Fino a che non ho saputo la notizia stavo passando una normale giornata di mare nella spiaggia di Marciana Marina, avevo sentito qualche amico e avevo risposto a un po’ di messaggi di auguri.
Ero tranquillo, da qualche anno non attendo il compleanno con un’ansia particolare: non mi eccita particolarmente compiere un anno in più. Quando ero più giovane invece ero molto più entusiasta per il giorno del mio compleanno. Ma va bene così.
Poi la brutta notizia.
L’ho vissuta in diretta, perché la signora delle pulizie che andava a dare da mangiare ai gatti mi ha chiamato sul cellulare per dirmi della situazione: Zuma era incastrato nella portafinestra basculante, ma non sapeva da quanto tempo, fatto sta che era tutto duro.
Era già morto.
Le ho detto di toglierlo subito da lì, ma lei piangendo mi diceva che non se la sentiva, che aveva chiamato suo marito che stava arrivando e lo avrebbe fatto lui.
Comunque non c’era già più niente da fare.
Avevano aperto quella porta basculante che dà su un balcone perché in quei giorni a Verona faceva moltissimo caldo. Pur se c’erano altre finestre aperte e anche il balcone della cucina dove potevano andare in terrazzino, avevano pensato che aprire anche quella portafinestra avrebbe fatto ‘corrente’ e favorito il ricircolo d’aria.
Invece Zuma ha pensato che fosse una buona idea saltare per uscire nel balcone della camera. Poi in qualche modo è rimasto incastrato lì e non è più riuscito a districarsi.
Sono rimasto scioccato.
Ho preso atto della notizia e con Eleonora abbiamo chiesto se potevano seppellirlo, lei e il marito, per fare un piccolo rito in onore della sua vita.
La tristezza poi mi ha preso, ed ancora forte in me.
La mente ha cominciato a interrogarsi su tutte le responsabilità che avevo e le cose che avrebbero potuto evitare un incidente del genere.
Il vicino di ombrellone in spiaggia che ha sentito la telefonata appena ho messo giù si è presentato: mi ha detto che era un veterinario e che purtroppo è successo già ad altri gatti di morire così. Poi sua moglie ha chiamato a casa ed ha detto alla vicina di chiudere la porta basculante che avevano lasciato aperto a casa loro (hanno un gatto cucciolo di 3 mesi). Ha detto che bisogna chiudere anche i water, perché alcuni cuccioli ci finiscono dentro e non riescono più a uscire, e anche la lavastoviglie e l’oblò della lavatrice. Alcuni gatti entrano nella lavatrice e i proprietari non se ne accorgono e poi le fanno partire coi gatti dentro. Sembra una roba da cartone animato invece succede veramente.
Non racconto queste cose per spaventare nessuno, ma per aumentare la consapevolezza di chi legge e che ha gatti.
Io non sapevo questi pericoli per i nostri piccoli animali domestici. Penso che dirlo ad altre persone possa servire a salvare la vita ad altri animali.
Se conoscete persone che hanno gatti condividete questo post o avvisatele di questi potenziali pericoli, soprattutto quando si va in vacanza e li si lascia da soli.
Quando capitano eventi come questi proviamo diverse emozioni e formuliamo più o meno gli stessi pensieri.
- Colpevolizzazione (RABBIA):
- “E’ colpa mia… se avessi detto alla signora delle pulizie di non toccare le finestre!”, “Se avessi fatto una vacanza di una settimana anziché due settimane…”, “Se avessi messo delle telecamere in casa mi sarei potuto accorgere di quello che stava succedendo e intervenire per tempo…” “Se non fossimo andati in vacanza con un cucciolo di 6 mesi in casa…” “Se avessimo preso una persona più esperta per dare da mangiare ai gatti…”. Alla colpevolizzazione si associa anche un senso di inadeguatezza: avrei dovuto proteggerlo, era solo un cucciolo, non sono stato in grado di farlo, non sono un bravo padrone di animali…Se, se, se, ma come mi dicevano da piccolo coi “se” non si cambia la storia…
- “E’ colpa della signora delle pulizie”, “E’ colpa di mia moglie che ha detto alla signora delle pulizie di aprire la finestra”, “E’ colpa dei veterinari che non mi avevano detto del problema che possono costituire le porte-finestre basculanti”, …
Dare la colpa agli altri è inutile come incolpare noi stessi. Non è detto che gli altri abbiano delle responsabilità maggiori o minori delle nostre. Prendercela con noi stessi o gli altri non cambia comunque lo stato delle cose.
- Rimozione:
- “Vabbè, è successo quello che è successo, pazienza, indietro non si torna ed è inutile stare a crogiolarsi sul passato…”, “Sei mesi fa non avevamo quel gatto, ora non c’è più, è come se non ci fosse mai stato: rispetto a un anno fa non è cambiato niente…”.
Invece dentro di noi qualcosa è cambiato… perché nessuna persona o animale entra nella nostra vita e se ne va senza lasciare traccia, lo sa bene anche chi ha perso un amore…
- “Vabbè, è successo quello che è successo, pazienza, indietro non si torna ed è inutile stare a crogiolarsi sul passato…”, “Sei mesi fa non avevamo quel gatto, ora non c’è più, è come se non ci fosse mai stato: rispetto a un anno fa non è cambiato niente…”.
- Senso di impotenza (TRISTEZZA):
- questo è l’ultimo stadio delle cose, delle volte anche uno dei primi.
Mentre la signora delle pulizie mi diceva che non si sentiva di togliere Zuma immediatamente da dove l’aveva trovato mi sono sentito maledettamente “impotente”, perché io raccogliendo tutto il coraggio possibile lo avrei fatto, ma da una spiaggia a 400 Km di distanza (e con un traghetto di mezzo) mi era impossibile farlo. Quando poi mi hanno confermato che non c’era più niente da fare mi sono sentito nuovamente impotente: Zuma è morto, non si può tornare indietro ed io non posso più fare niente per evitare quello che è accaduto. Devo prendere solo consapevolezza della realtà.
In genere è proprio in questo stadio, quando ci entriamo profondamente, quando la mente smette di scappare copevolizzando noi stessi o gli altri e quindi smette di rifugiarsi nella rabbia, o quando smette di rimuovere, che in qualche modo la tristezza prende il sopravvento e qualcosa in noi si scioglie e riusciamo a piangere e a sfogare la sofferenza che affligge il nostro cuore.
- questo è l’ultimo stadio delle cose, delle volte anche uno dei primi.
Poi si torna alle relazioni, si fanno i conti con la nuova quotidianità, e quando si parla con gli amici e i parenti del lutto che ci ha afflitto ecco che ci vengono raccontate storie di perdite patite dalle nostre persone care. Purtroppo in molti, prima o dopo, vengono a contatto con sofferenze simili, e questo non ci consola, ma ci rende tutti più vicini, essere umani che condividono le stesse gioie e le stesse afflizioni.
In qualche modo ci si sente meno soli nel proprio dolore, e più vicini agli altri.
La mia riflessione finale è di carattere spirituale: ogni anima qua sulla terra ha un suo destino, ha un suo percorso ‘imperscrutabile’ che in qualche modo deve compiersi.
Come la nascita è avvolta nel mistero così lo è la morte. Non è neanche nostro diritto, né tantomeno in nostro potere, pensare di dover impedire alcuni avvenimenti, pur dolorosi, che possono capitare nelle nostre vite.
“Non abbiamo il potere di trattenere nessuno. Abbiamo solo il dovere di lasciargli bei ricordi.”
Antonio Curnetta
E tu, Zuma, ci lasci tantissimi e tenerissimi ricordi.
Buon viaggio cucciolo, a te e alla tua luminosissima anima,
Alberto
“Io mi dico è stato meglio lasciarci
“Giugno ‘73” – Fabrizio De André
Che non esserci mai incontrati”
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