“SE NO MI ARRABBIO!”

“Se no mi arrabbio” è la frase preferita di Lorenzo in questo periodo. Ha 3 anni e mezzo e sta attraversando un periodo dove contesta ogni cosa, sembra un rivoluzionario.

Fino a poco tempo fa gli andava più o meno bene tutto quello che facevamo noi (naturalmente la nostra programmazione era fatta sempre anche in funzione dei suoi bisogni).

Ma da un mesetto a questa parte si mette di traverso un po’ su tutto: vuole vedere i cartoni in TV a tutte le ore del giorno, non si fa vestire quando dobbiamo uscire, vuole portare i giochi a tavola quando mangiamo e stare fuori a giocare quando é sera e bisogna rientrare a casa.

 

Per esprimere il suo disappunto usa sempre la stessa frase: “Se no mi arrabbio!”.

(Che tradotto sarebbe: “O si fa quello che dico io… o se no mi arrabbio!”).

Ormai ci siamo abituati a questa sua “minaccia” anche perché, per fortuna, a parte le ‘dichiarazioni di intenti’ non segue mai una scenata né altra forma di rappresaglia: non scaglia oggetti, non batte i piedi per terra né picchia le persone.

Quando dice così cerchiamo di spiegargli perché non si può fare come vuole lui e gli proponiamo qualcosa di diverso: ad esempio se non vuole farsi vestire per andare all’asilo gli ricordo che quando arriviamo là potrà incontrare il suo miglior amico Alessandro e giocare con lui. La tecnica funziona e lui si tranquillizza subito.

 

Lorenzo, come tutti i bambini, è in contatto con le emozioni e le esprime con naturalezza: in questo caso ‘sente’ e ‘ci comunica’ la rabbia.

 

Dai miei studi sulle emozioni effettivamente la “rabbia” serve proprio per cambiare le cose e, per farlo, ci fa un grosso dono: ci fornisce un bel carico di energia per attivarci e trasformare le cose che ‘non ci vanno bene’.

Quell’energia che sentiamo quando siamo arrabbiati serve quindi per compiere le azioni più appropriate per mutare la situazione che stiamo vivendo: mettere un limite a qualcuno quando c’è da metterlo, chiedere agli altri di fare qualcosa che ci aspettiamo debbano fare, modificare una relazione, …

 

Per questo non bisogna ‘reprimere’ l’emozione della rabbia, altrimenti rischieremmo di non migliorare quello che ci sta intorno o di cambiare ciò che a noi non va bene.

 

Certo, la rabbia serve per compiere azioni “costruttive” e non per ferire o fare del male agli altri (se vuoi approfondire questo aspetto vedi il post “Quando sopraggiunge la rabbia: una semplice pratica per stare meglio”).

 

Un buon modo per capire cosa è giusto fare quando siamo arrabbiati é domandarsi:

 

“Che cosa voglio cambiare di questa situazione?”

e anche

“Come vorrei che andassero le cose?”

 

A ottobre, ad esempio, avevo comprato una televisione nuova ed avevo pagato anche il servizio aggiuntivo per l’installazione a muro.

Dopo un mese mi hanno portato la TV ma, siccome avevo sbagliato a comprare le staffe, non hanno potuto fare l’installazione e mi sono accordato con i tecnici che mi sarei procurato le staffe giuste e poi avrei chiesto nuovamente il servizio. Due settimane dopo avevo le staffe giuste, ho chiamato la ditta degli installatori e mi hanno risposto che mi avrebbero richiamato appena avevano disponibilità per venire a montarla. Dopo un mese ho richiamato io perché non li avevo più sentiti, e mi hanno detto che era Natale ed erano piuttosto presi che mi avrebbero contattato a gennaio.

Ero un po’ contrariato ma sentendomi in colpa per aver sbagliato le staffe all’inizio ho scelto di non dire niente…

A fine gennaio ancora niente e così li ho richiamati, questa volta mi hanno detto che loro non sarebbero più venuti se non avessi pagato l’uscita dei tecnici (che costava come l’installazione a muro!).

Ero arrabbiato nero perché mi avevano rimandato per mesi per poi non fare il servizio che avevo pagato.

 

– Cosa volevo cambiare nella situazione?

O venivano a montarmi la tv o mi dovevano ridare i soldi!

 

– Che azioni potevo compiere con l’energia che mi aveva dato la rabbia?

Ho discusso al telefono con il titolare della ditta e siccome non voleva fare uscire nuovamente i tecnici mi sono fatto dare i contatti dell’ufficio reclami. Spedito il reclamo dopo una settimana ho riavuto i soldi.

Ho poi chiamato un elettricista ed abbiamo concordato di fare il lavoro con lui, il lavoro a conti fatti, è costato meno!

 

La mia “amica rabbia” mi aveva aiutato a cambiare la situazione con l’energia di cui avevo bisogno.

 

Ma ci sono delle volte invece in cui proprio…non possiamo modificare la situazione esterna!

 

Eppure siamo arrabbiati, sappiamo cosa vogliamo cambiare e avremmo l’energia per farlo… ma non le reali possibilità.

 

Cosa si può fare allora?

 

Come facciamo con un bambino, possiamo parlare alla nostra parte arrabbiata e cercare di contenerla, comprendendola e accogliendola.

Non possiamo cambiare gli altri, non possiamo cambiare la situazione, ormai ci siamo dentro, c’è però una cosa che possiamo cambiare: la nostra disposizione verso quella situazione.

Possiamo provare tristezza, poi renderci pienamente conto che non possiamo fare niente per modificare quanto accaduto, allora potremo dirigere la nostra energia verso qualcos’altro, magari potremo fare qualche piccola cosa che ci dà gioia, oppure fare una meditazione, una passeggiata nella natura, o uscire con un amico…

Piano piano l’energia della rabbia lascerà il posto alla consapevolezza e la vita tornerà a scorrere lasciandoci anche una miglior comprensione della realtà.

 

 

« Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,

il coraggio di cambiare le cose che posso,

e la saggezza per conoscere la differenza. »

(Preghiera della serenità, Reinhold Niebuhr).

 

Alberto

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