QUANDO LA CAPANNA VA A FUOCO… FERMATI!

Uno degli errori maggiori che tutti noi facciamo è di non prenderci cura delle nostre emozioni difficili.

La tendenza è o ignorarle e fare finta che non ci siano, in questo modo vengono ricacciate nell’inconscio e finiranno per riemergere più forti e pericolose di prima, oppure agiamo spinti da esse, anche in questo caso non combineremo nulla di buono. Facciamo un esempio. Se sto vivendo una condizione di rabbia e continuo a lavorare, cucinare, sistemare la casa, l’energia della rabbia finirà in quello che sto facendo: una pietanza da mangiare, una presentazione, un disegno… la rabbia finirà inoltre nelle relazioni con le persone che mi stanno intorno. Allo stesso modo se sono triste e non mi prendo cura della mia tristezza ogni cosa che faccio non verrà particolarmente bene. 

Il punto fondamentale però non è negare l’emozione, o condannarla, perché le emozioni ci vogliono dire qualcosa, sono campanelli d’allarme e cercano di comunicare con noi. È come se un bambino piccolo fosse dentro di noi e alle volte urla, scalpita, o piange per attirare la nostra attenzione. Ignorarlo o fare finta che non ci sia non farà altro che lasciare questo bambino ancora più insoddisfatto. Se questo bambino non viene ascoltato per molto tempo la sua insoddisfazione o la sua tristezza si portà manifestare sotto un sintomo fisco, o un periodo di depressione, o un incidente. Per questo motivo è molto importante, per noi e per gli altri, prendersi cura di queste emozioni, ogni qual volta si fanno sentire.

Il maestro zen Thich Nhat Hanh ci dice spesso di accogliere queste emozioni con un sorriso: “Benvenuta tristezza, so che ci sei, so che passerai.”, “Benvenuta rabbia, so che si sei, so che passerai.” 

Se io mi rendo conto di essere triste o arrabbiato sarò già a un passo dalla vittoria. 

Allora cosa posso fare quando capisco di essere in preda a emozioni difficili? Prima di tutto devo prendermi una pausa da quello che sto facendo: fare un respiro profondo, accendere una candela, fare una preghiera, fare una cosa anche piccola che mi fa stare bene in quel momento. In questo modo l’energia della consapevolezza abbraccerà l’emozione difficile, come una mamma (una mamma buona e capace di accogliere le sue emozioni) fa con il suo bambino. 

Se noi non facciamo qualcosa per prenderci cura delle nostre emozioni difficili finiremo per creare dei danni a noi e agli altri. E qui Thay fa un esempio molto calzante: se io sono in preda alla rabbia e non mi prendo cura della mia rabbia è come se fossi dentro alla mia capanna e questa iniziasse a prendere fuoco. Se non spengo subito l’incendio tutta la mia capanna brucerà. Non posso proseguire a fare il bucato, a lavare i piatti, a fare i compiti con mio figlio se la mia capanna sta andando a fuoco.

L’altro giorno stava andando a fuoco la mia capanna: iniziava a montarmi dentro molta rabbia perché mia figlia Luce (6 anni) non voleva andare a lavarsi i denti, nonostante l’avessi invitata (gentilmente) più volte a farlo. A un certo punto invece di alzare la voce e iniziare una brutta litigata, mi sono sdraiata sul letto, ho chiuso gli occhi e ho iniziato a respirare. Ecco, stavo iniziando a spegnere l’incendio. 

Allora Luce si è avvicinata a me e mi ha guardato stupita: 

“Mamma cosa stai facendo?” – 

“Sto cercando di calmarmi perché mi stai innervosendo”.

E ho ricominciato a respirare. Lei “inspiegabilmente” è andata a lavarsi i denti. Poi si è messa il pigiama ed era pronta per andare a dormire. 

Spegnere il fuoco per tempo può essere molto utile, per tutti. Certo non sempre sono così consapevole per farlo, molte volte la capanna va a fuoco. Ma con l’allenamento piano piano possiamo cambiare 😉

Eleonora Ievolella, Counselor in Psicosintesi

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