ESSERE DOLCI CON NOI STESSI

Ci sono dei momenti in cui la vita ci mette uno Stop. 

Tutto stava andando in un modo che noi consideravamo “adeguato”, tutto sommato anche positivo, ma poi, improvvisamente, succede qualcosa. 

Una malattia, un incidente, una crisi, un lutto. 

E noi non possiamo o non riusciamo più a fare la vita di prima. 

In genere inizialmente ci accaniamo contro la vita, e contro quello che è successo, perché ci sembrava che tutto stava procedendo bene, e in qualche modo, ci sentivamo forti. Ma quando devi fermarti hai il tempo per pensare, per tirare le fila di quello che è successo, per fare il punto della situazione e allora, invece di chiederti: “Perché propio a me?” puoi chiederti: “Che cosa non andava nella mia vita di prima che mi ha provocato questo Stop?”. 

Non penso che dobbiamo colpevolizzarci quando questo avviene, credo invece che l’anima stia compiendo qui in Terra un percorso evolutivo, e questo tipo di avvenimenti dolorosi servono a farci riprendere contatto con lei.

Personalmente sono da diversi mesi in questa fase di Stop e ho capito che tante, anzi troppe cose, non andavano nella mia vita di prima. 

Ho riflettuto molto e continuo a farlo, e, anche grazie alle visualizzazioni, ho scoperto dei meccanismi simili in molti di noi. Cercherò di spiegarli in modo più semplice possibile.

Nella vita “adulta” ci troviamo a soffocare i desideri e i bisogni della nostra parte bambina, una parte che vorrebbe esprimere i suoi talenti, le sue capacità, la sua gioia e la sua voglia di vivere, ma le sue necessità spesso si scontrano con una vita di doveri, una vita troppo veloce, troppo stressata, poco gioiosa. Allora succede che dentro di noi avviene come una lotta interiore tra due parti, me la immagino come un tiro alla fune: la parte adulta tira con tutta la sua forza da una parte con i doveri (lavoro, palestra, bambini da gestire, casa da putire, pranzi e cene da preparare, ecc. ecc.), la parte bambina tira dall’altra con i suoi bisogni e desideri (giocare, dormire, ballare, stare nella natura, vedere gli amici, desiderio di coccole, massaggi, gelati, creatività…). 

Quando l’Io non riesce a soddisfare le necessità di entrambe le parti, succede che, di solito, la parte adulta prende il sopravvento sull’altra perché ci hanno insegnato che “il dovere viene prima del piacere” e perché stare sdraiati in spiaggia “non paga le bollette”. Allora la parte piccola che desiderava solo essere ascoltata, e almeno un po’ accontentata, mette un blocco, ma un blocco grosso, doloroso, pesante quanto basta per attirare l’attenzione su di lei. Ecco che ci ammaliamo, che ci rompiamo una gamba o un ginocchio, che facciamo un incidente o che subentra una forma di depressione. 

La bambina che desiderava gioia e amore si deve fare sentire con la sofferenza e il dolore perché non siamo stati capaci di darle retta in altro modo. E ora possiamo visualizzare questa bambina come legata a un masso di pietra e la parte adulta tira tira, ma lei non si muove: la parte bambina è ora il nostro corpo che si rifiuta di collaborare. Il suo blocco crea un sintomo più o meno debilitante, per esempio una gamba che non funziona più, o la schiena che ci fa male. 

Ha vinto lei. 

Siamo a letto, in malattia, e ci sentiamo tristi e disperati perché vorremmo tornare attivi, siamo rosi dai sensi di colpa per non essere performanti e difficilmente riusciamo a prenderci cura di questa parte bambina e dialogare con lei. Allora prendiamo farmaci su farmaci e spendiamo soldi e tempo alla ricerca delle terapie che ci diano maggior risultato in minor tempo possibile. Ma, se non ascoltiamo il grido di dolore di quella parte piccola, tutto ciò non servirà a niente perché lei dovrà bloccare ancora di più per attirare la nostra attenzione. 

E allora come possiamo fare? 

Io penso che ciò di cui abbiamo bisogno prima di tutto è di dolcezza. La dolcezza delle carezze della nonna quando eravamo malate, del latte e miele, delle coperte rimboccate, della pezza bagnata sulla fronte. La dolcezza che non è mai abbastanza, perché, se ci pensiamo bene, è proprio quell’essere stati troppo rigidi con noi stessi che ci ha provocato il dolore, lo stop. 

Certo, anche la parte adulta ha le sue ragioni, e “deve” andare avanti, ma è fondamentale che lo faccia piano, tenendo per mano quella parte piccola che “non ne ha voglia”, e cercando di dare ascolto a lei e di accontentarla, ma non solo soffocandola di dolci, di serie tv o di shopping compulsivo. 

Di cosa ha bisogno un bambino quando è in crisi?

Certo se gli compri un gelato, se gli fai un regalo, se lo metti davanti ai cartoni, lo tieni buono per un po’, ma poi ricomincerà la crisi, perché lui ha bisogno della tua attenzione, ha bisogno di coccole, di abbracci, ha bisogno di giocare con te. I dolci, i regali, la tv a lungo andare potranno solo peggiorare il suo stato di salute e il tuo conto in banca. Il nostro bambino o la nostra bambina interiore ha bisogno di amore, di gioco, di divertimento, e ha bisogno di molta, ma molta dolcezza.

Eleonora

Dott.ssa Eleonora Ievolella – Counselor Professionista a indirizzo Psicosintetico

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