PERCHE’ DOVREMMO ESSERE OTTIMISTI?
Io: “Cavolo Andrea ci siamo persi…”
IlmioamicoAndrea: “Te l’avevo detto che era meglio non andare a quella festa…”
Io: “Vabbè non perdiamoci d’animo, torniamo indietro a quel bivio e prendiamo l’altra strada…”
IlmioamicoAndrea: “Ma non è detto che sia quello il bivio dove abbiamo preso la strada sbagliata, potrebbe essere quello di 30 chilometri fa, poi è buio, non si vede niente…”
Io: “Sì, lo so, altrimenti non ci saremmo persi, ma tentar non nuoce, e poi sta macchina ha i fari, no?”
IlmioamicoAndrea: “E se poi è sbagliata anche quella strada? E se poi consumiamo ancora benzina e non arriviamo lo stesso alla festa?”
Io: “Ho capito che non lo sappiamo, ma se non proviamo non lo sapremo mai! Ma tu cosa proponi?”
IlmioamicoAndrea: “Non lo so… forse è meglio tornare a casa… lo sapevo che non ci saremmo divertiti a quella festa…”
Io: “Ma come facciamo a sapere se ci saremmo divertiti se manco ci arriviamo!!!”
Ecco una scena della mia vita, di molti anni fa quando andare alle feste era uno dei miei sport preferiti… ed una delle tante dove il mio ottimismo si è scontrato con una sorta di pessimismo di uno dei miei più cari amici(PS: alla festa poi ci siamo arrivati…).
Ma cos’è l’ottimismo?
L’ottimismo è un modo di vedere la vita che si riferisce al futuro, alle prospettive che abbiamo o pensiamo di avere. L’atteggiamento ottimistico o pessimistico si applica anche al presente o al passato.
Ad esempio se quando acquistiamo un Gratta&Vinci pensiamo “Sì, compriamo un biglietto della lotteria, anche se tanto non vinco mai…” o ripensando al passato affermiamo “Non me ne è mai andata dritta una… tutto quello che poteva accadermi di negativo è successo…” il nostro livello di ottimismo non è ai massimi possibili.
L’ottimismo è la capacità di vedere il lato positivo della vita e delle situazioni negative che ci colpiscono.
Riuscire a vedere anche nei fallimenti o errori commessi durante nel nostro passato delle importanti lezioni che ci hanno aiutato a migliorare, ad evolverci e ad essere quelli che siamo oggi è un segnale di approccio ottimistico. Naturalmente tra la persona ottimista al 100% e quella pessimista cronica c’è una infinità di gradazioni, dove probabilmente ci posizioniamo noi. Accade spesso che su alcuni aspetti della vita abbiamo un atteggiamento positivo, mentre su altri aspetti siamo meno fiduciosi. Ad esempio potremmo essere ottimisti nelle relazioni sociali ma non in amore, oppure potremmo essere ottimisti in amore ma non sul lavoro, o ancora ottimisti sul lavoro e pessimisti sulla salute, e così via…
Ma perché se siamo un po’ pessimisti non possiamo rimanere così? Tanto aspettarsi cose positive o negative dalla vita non cambia… quel che accadrà si vedrà.
In realtà essere ottimisti porta a numerosi vantaggi.
Come prima cosa gli ottimisti (tendenzialmente) vivono più a lungo. Come illustrato da Immaculta de Vivo nel libro “Biologia della gentilezza”, è emerso che le persone con mentalità ottimista sono associate a svariati indicatori di buona salute, soprattutto in ambito cardiovascolare, immunologico, metabolico e polmonare. I ricercatori hanno scoperto che questo è l’effetto di tre fattori legati all’ottimismo che:
- Aumenta la probabilità di assumere comportamenti salutari (mangiare bene e non troppo, dormire il giusto, fare un po’ di attività fisica tutti i giorni, non tramortirsi di alcool o droghe o altre dipendenze, …)
- Rallenta i processi di invecchiamento biologico
- Favorisce la regolazione delle emozioni e soprattutto la gestione delle situazioni stressanti: la maggior reattività emotiva (favorita dal pessimismo) stimola la produzione da parte del corpo di cortisolo e noradrenalina che mantengono alti il livello di infiammazione del corpo e facilitano l’insorgere di malattie.
Gli ottimisti inoltre hanno maggiore perseveranza nel perseguire i propri obiettivi: ad esempio un ottimista riesce meglio nel percorso universitario non perché sia più intelligente di un pessimista, ma perché pensa che riuscirà a raggiungere il suo obiettivo e quindi tende a superare con maggior facilità i momenti di sconforto per eventuali esami andati male.
Per un ottimista un fallimento è un motivo per fare meglio, per un pessimista è un motivo per abbandonare l’impresa.
Un ottimista è più motivato e perserverante.
L’ottimismo, inoltre, rende più sani: una ricerca pubblicata sul Journal of American Medical Association e condotta da Alan Ronzaski, cardiologo newyorkese, su ca. 22.000 persone ha evidenziato che l’ottimismo è associato a un ridotto rischio di morte prematura (-11%), di infarto e di ictus (-35%). Un’associazione positiva che si può paragonare a quella che si osserva tra rischio di morte e sintomi depressivi, o pressione alta, o esposizione costante al fumo passivo.
E’ stato anche testata negli ottimisti la minor possibilità di sviluppare malattie respiratorie. Da un test effettuato dall’American Heart Association nel 2006, su un campione di ca. 200 persone a cui era stato inoculato un comune virus delle vie aeree, si è osservato che le persone ottimiste tendevano a non ammalarsi, al contrario di quelle pessimiste.
A questo punto una persona potrebbe domandarsi: “Ok, essere ottimista sarebbe meglio, ma io sono pessimista… che ci posso fare?”
In pratica è come domandarsi: essere ottimisti o pessimisti è una scelta o “uno nasce così” e non ci può fare nulla?
Gli studiosi dicono che l’ottimismo è determinato dai nostri geni per il 25%, il resto lo possiamo determinare noi!
“E allora come si fa ad alimentare il serbatoio della positività?”
La prima arma che ci può aiutare in questo campo (in realtà un po’ in tutte le situazioni) è la consapevolezza dei pensieri che abbiamo e di quello che proviamo. Riconoscere i nostri stati d’animo ci consente di smorzare il potere di certi condizionamenti che abbiamo fin da bambini, e che non sappiamo neanche chi ci ha trasmesso, ma che di certo non ci aiutano a vivere meglio. Quando avremo riconosciuto i nostri atteggiamenti di sfiducia verso il futuro, possiamo cambiare quei pensieri e magari essere un po’ più positivi.
Ci sono poi altre tecniche che ci possono aiutare a ‘riempire’ il serbatoio dell’ottimismo.
Vediamone alcune:
- Non investire troppo tempo su ‘informazioni’ negative: tipicamente i telegiornali, le notizie e i quotidiani selezionano notizie sensazionalistiche in grado di calamitare l’attenzione delle persone ed il canale privilegiato che utilizzano è veicolare messaggi che provochino nel lettore o ascoltatore paura, rabbia o tristezza, tutte emozioni che non ci aiutano certo a stare meglio! Una bella dieta ‘detox’ sulle sirene dell’informazione sarà il primo passo per cominciare a stare meglio e vedere con più amore il futuro.
- Assumere un atteggiamento più ‘possibilista’ di fronte ai problemi: pensare, ad esempio, a come trovare una soluzione a un problema anziché pensare che l’ostacolo sia insormontabile. Se non riusciamo a fare qualcosa e ci arrendiamo, successivamente possiamo provare sensazioni di frustrazione e fallimento: viceversa se ci impegnamo e proviamo a insistere sarà possibile riuscire a superare la prova. Ad esempio a me è capitato qualche giorno fa di fare una garetta a pallacanestro con mio figlio di 8 anni: abbiamo provato a fare canestro all’indietro, ossia dando le spalle al canestro e tirando il pallone dietro la nostra schiena senza vedere il tabellone. Lui è riuscito a fare canestro al 7° tentativo, io al 20° non c’ero ancora riuscito, ma ero sicuro che prima o poi ce l’avrei fatta. Lorenzo intanto ha smesso di giocare, e al 35° tentativo ho elaborato anche una strategia ad hoc: dopo essermi posizionato per tirare, mi piegavo e guardavo in mezzo alle gambe se ero allineato col corpo al canestro: dopo 5 tiri (al 40° tentativo) finalmente ce l’ho fatta! Per fortuna non avevo fissato un numero massimo di tiri da poter effettuare o un tempo massimo, altrimenti non avrei mai raggiunto il mio obiettivo!
- Allenare il benessere nel presente con la pratica della gratitudine: scrivere le gratitudini tutte le sere per le cose belle che ci sono successe durante la giornata aiuta a fissare nella nostra memoria i momenti positivi della giornata e questo ha un impatto sul nostro umore e sulle nostre capacità di riconoscere (e ricordare) sempre di più il bello della vita.
- Provare a fare azioni di gentilezza verso gli altri. La gentilezza verso gli altri è un ottimo strumento in grado di migliorare sensibilmente l’ambiente in cui viviamo: le altre persone mostreranno subito riconoscenza per i nostri atti gentili e noi stessi ci sentiremo meglio fin dall’attimo in cui li compiamo, ancora prima di essere ringraziati.
E’ però giusto, trattando questo argomento, ricordare che non bisogna neanche esagerare troppo con l’ottimismo: un eccesso di ottimismo è altrettanto dannoso quanto una mancanza totale. Infatti se ci buttiamo in avventure spericolate fiduciosi che andrà tutto bene, senza prendere magari alcune sane precauzioni, potremo pagarne care le conseguenze. Ad esempio se vado al casinò convinto di vincere e continuo a perdere è meglio fermarsi anziché giocarsi tutto convinti di diventare milionari e rimanendo poi senza i soldi per tornare a casa! O se mi butto giù da una pista nera con gli sci e non sono così pratico o non ho fatto prima un po’ di riscaldamento bello convinto che tutto andrà bene potrei avere qualche brutta sorpresa durante la discesa!
Sia gli ottimisti che i pessimisti contribuiscono alla società.
L’ottimista inventa l’aereoplano, il pessimista il paracadute.
George Bernard Shaw
E tu ti senti più ottimista o pessimista?
Ci sono altre strategie che utilizzi e che pensi possano essere utile per avere un’approccio più fiducioso verso il futuro?
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