LA GIOIA NEL DARE

Questo Natale sono stato un po’ meno generoso del solito.

Poi, non é che io sia l’esempio della generosità, non mi chiamano San Francesco.

Sono anche Genovese.

Però a Natale, ad esempio, tutti gli anni faccio dei pensierini ai miei colleghi di lavoro.

Non so perché, forse é un’abitudine che porto avanti prima dai lupetti e poi dagli scout.

In quel tempo a Natale ciascuno portava un pensiero, si mettevano in mezzo al cerchio, e poi ognuno pescava un regalino.

Era un meccanismo perfetto, che si autoregolava: non c’era bisogno di sapere in anticipo quante persone ci sarebbero state, se si era in 3 c’erano 3 regali, se in 15 c’erano 15 regali… tanti si era tanti si scambiava e ognuno tornava a casa con qualcosa.

Una piccola complicazione era che i regalini dovevano essere preparati con le proprie mani.

Crescendo poi ho iniziato a lavorare in azienda e, lavorando con tanti colleghi, alla fine mi sono sempre affezionato a molti di loro.

Non lo faccio apposta, sono fatto così, mi affeziono alle persone.

Cosi a Natale tutti gli anni prendo dei piccoli pensierini, come ad esempio delle candeline coi brillantini, delle decorazioni in legno da appendere all’albero di Natale, delle piccole lampadine a forma di stella…, li impacchetto uno a uno come se fosse un rito tibetano, e poi faccio il giro dei piani in ufficio e li distribuisco ai colleghi con cui ho legato di più.

Anche se sono pensierini semplicissimi, ogni volta vedo negli occhi dei miei colleghi la gioia di ricevere qualcosa, una piccola sorpresa, qualcosa di inaspettato, vedo gli occhi della meraviglia, quella che in genere riposa negli occhi dei bambini.

É un bel momento, non costa praticamente niente ma riempie un pochino il cuore.

 

Quest’anno non ho fatto nulla.

 

Forse sono arrivato al Natale un po’ più scarico anche per via di alcune questioni che riguardavano la fusione della mia banca con un’altra banca con una incertezza lavorativa che si é abbattuta un po’ su tutti noi.

Comunque il 23 dicembre mi é venuto in mente: “Uh, i regalini per i colleghi!!!”

Avevo già anche qualcosa che potevo regalare, ma poi l’idea di mettermi lì a fare un sacco di pacchettini… il tempo che avrebbe richiesto questa attività… insomma, alla fine non ho fatto nulla.

Così il 24 sono andato in ufficio, ho fatto gli auguri a voce ai colleghi che ho incontrato e poi a casa.

Apparentemente é andato tutto bene, nessuno mi ha chiesto come mai quest’anno non avevo portato un pensierino… l’avevo fatta franca.

In realtà in questi giorni mi sentivo un po’ più scarico di energia e non capivo perché…

Mi sono reso conto che ero un po’ triste.

Poi ho intuito cosa era successo: per quanto assurdo, dare i regalini di Natale ai miei colleghi mi ha sempre restituito un sacco di energia, molta più di quella che impiego per fare i pacchettini!

Non donare nulla invece mi ha fatto sentire un po’ inaridito, come una pianta che é rimasta senz’acqua.

Ecco, la sensazione é proprio quella: non fare cose per gli altri, non donare qualcosa di noi, ci lascia un po’ più freddi, più distaccati, meno gioiosi e caldi.

Alla fine ho capito che non dono tanto il pensierino che ho acquistato, ma anche il pacchetto, il tempo usato per fare il pacchetto, l’attenzione, il cuore.

E quello che ricevo non é un grazie per il pensierino, ma un grazie per l’amore che metto nel fare il pensierino.

Prossimo anno non mancherò, anzi, perché aspettare un anno: già da domani ci sono mille occasioni per donare qualcosa a chi ci sta vicino, anche qualcosa di piccolo, ma col cuore.

 

Alberto

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