Settimana scorsa mi è capitato di irritarmi con un collega in ufficio.
Nonostante il percorso fatto per diventare counsellor e i corsi di mindfulness mi arrabbio ancora.
Me ne accorgo perché il tono della mia voce si alza, si fa più acuto di un paio di ottave, le parole cominciano a uscire freneticamente senza pause e praticamente smetto di respirare. Sento anche il cuore che batte più forte, arrossisco in viso, un calore mi pervade e i gesti del mio corpo diventano più scattosi.
Pazienza.
Mi sono arrabbiato…
Ne prendo atto.
Le persone intorno a me reagiscono alla mia rabbia: c’è chi si arrabbia a sua volta e chi sta zitto perché prova paura (non certo per la mia stazza…).
Questo teatrino fa soffrire tutti.
E non di rado mi succede di “rimanere” di cattivo umore per parecchio tempo dopo la lite e di irritarmi facilmente per piccole cose che mi capitano senza veri motivi.
Spesso ci vuole un po’ di tempo per “sbollire”.
Questo mi succede al lavoro, ma analoghe reazioni possono far parte della nostra vita anche negli ambiti della vita privata, con la propria compagna di vita, con i figli, con i genitori, con i fratelli (vedi il post di Eleonora: “Sorelle: amore oltre il conflitto”) o, talvolta, con gli amici.
Come calmarsi.
Ognuno ha i suoi metodi: c’è chi esce dalla stanza, chi telefona alla mamma, chi sbatte gli oggetti, chi strappa energicamente fogli di carta, chi va in bagno, chi si accende una sigaretta, chi scarabocchia su un foglio…
Io scrivo.
Scrivo quello che è successo, parto dai fatti, poi scrivo le mie emozioni e i miei pensieri.
Dopo che ho scritto esco dalla stanza, telefono alla mamma, sbatto gli oggetti, vado in bagno, mi accendo una sigaretta, scarabocchio sui fogli…
Scherzo 😉
Ad esempio la settimana scorsa ero in riunione con altri quattro colleghi. Stavamo pianificando le attività per il lancio di un nuovo prodotto. Avevamo trovato l’accordo su vari temi: le caratteristiche del prodotto, la data di lancio e i materiali da produrre a supporto. Non eravamo d’accordo però sull’attività di formazione. Io avevo un’idea e il mio collega Dario un’altra. La comunicazione dopo pochi scambi era diventata muro contro muro e i toni si facevano sempre più accesi.
Pian piano il conflitto dal problema sull’attività di formazione stava passando sul piano personale:
Il tono della voce si era già alzato e le parole uscivano senza pause. Anche il respiro era bloccato.
Ero nella rabbia (il colore della faccia di Dario mi suggeriva che anche lui provava la stessa emozione…).
Me ne sono accorto e ho dato uno stop: “Ok, ne parliamo in seguito, tanto è una attività su cui possiamo lavorare dopo…”.
Abbiamo chiuso la riunione e ognuno è tornato nel suo ufficio.
Ed io mi sono messo a scrivere.
Prima ho scritto le sensazioni che stavo provando, cercando di capire cosa mi stava succedendo.
Ho pensato che mi ero arrabbiato per colpa della testardaggine di Dario.
Poi ho ricapitolato i fatti per iscritto e, nello scrivere le affermazioni del mio collega, ho capito il suo punto di vista. Effettivamente su alcune cose aveva ragione… (meglio capirlo tardi che mai!).
Continuando a scrivere mi è venuta in mente una soluzione nuova, che comprendeva il mio e il suo punto di vista.
Mi sembrava perfetta, ero contento.
Quando ho condiviso la mia nuova proposta (il giorno dopo) a gruppo di lavoro sono rimasto quasi sbalordito dal fatto che tutti erano d’accordo, pure Dario: sicuramente averla presentata con un po’ più di umiltà rispetto a come mi ero posto il giorno prima ha sicuramente aiutato!
Alla fine la discussione è servita a trovare una soluzione migliore, come per fortuna qualche volta accade.
Un esercizio che faccio quando mi rendo conto di essermi arrabbiato è:
Non riesco sempre a fare tutti questi passaggi, ma quando lo faccio il risultato è assicurato!
Alberto
“La rabbia può nutrirsi di te per un’ora, ma non giacere per una notte; la continuazione della rabbia è odio, la continuazione dell’odio diventa cattiveria.”
(Francis Quarles)
(se sei interessato al libro puoi acquistarlo qui: La via dell’artista. Come ascoltare e far crescere l’artista che è in noi di Julia Cameron”).
Io sono uno che ha sempre rimandato le cose da fare.
Pagare le multe e le bollette, andare in posta, fare il tagliando della macchina, programmare le vacanze, preparami per gli esami universitari, …
Per me c’era sempre tempo fino alla scadenza, ma, quando questa arrivava, spesso ero impreparato e molte volte mancavo clamorosamente agli appuntamenti.
Avevo un disordine mentale che si rifletteva sullo spazio fisico.
Spese condominiali, assicurazioni da pagare, tasse, rette dei corsi, tutto si mischiava con le rispettive buste e trovava spazio nei posti più disparati: dalla scrivania dell’ufficio alla libreria nella sala di casa, dai cassetti dell’armadio alla borsa da lavoro, dal tavolo in cucina e alle tasche delle giacca …
Un vero disastro.
Ti lascio immaginare quanti interessi di mora per ritardo ho pagato su multe e bollette, quanti appelli universitari ho saltato e soprattutto quanti rischi ho corso di circolare con auto o Vespa senza assicurazione.
Poi, un bel giorno, è arrivato lui, il mio salvatore, la mia illuminazione, uno dei miei maestri e guide: lo Space Clearing!
E’ entrato nella mia vita nella maniera più subdola, sotto mentite spoglie, passando tramite i miei affetti, anzi, per la porta principale dei miei affetti, mia moglie.
Lei un giorno mi ha detto: “Alberto, leggi questo, ti può servire… io lo sto facendo e funziona…” ed ha lasciato cadere con nonchalance sul divano vicino a me il libro della Marie Kondo “Il magico potere del riordino”.
Così ho conosciuto lo “Space Clearing”, il mitico, l’unico e inimitabile, la quint’essenza del buddismo e della spiritualità.
Ora, se sei un uomo, so che stai pensando che sono robe da donne, ti capisco ma ti dico solo una cosa: provalo, poi mi dirai.
Da quando ho fatto amicizia con lo “Space Clearing”, e devo confessare che c’è voluto un po’ di tempo, riesco a concludere le cose che mi propongo di fare ogni giorno, sia lavorative che personali, esco dall’ufficio mediamente un’ora prima e le mie valutazioni in ufficio sono migliorate.
Se vuoi provare, eccoti una “sequenza” di cose da fare per “affrontare” la tua scrivania in ufficio!
I passi sono semplici, ma necessitano di un sacco di impegno (all’inizio). Io l’ho fatto e la foto in fondo è quella della mia scrivania!
Lo space clearing ti aiuterà a sentirti meglio con te stesso e con gli altri e di acquisire una lucidità mentale e una sicurezza che non pensavi di avere!
In bocca al lupo!
Alberto
Oggi è l’8 gennaio, il mio compleanno. Per celebrarlo ho pensato di condividere con te quello che ho imparato nella mia vita:
Eleonora
Quasi tutti ormai conoscono la legge dell’attrazione. C’è chi ci crede completamente, chi pensa sia solo una trovata new age, chi è curioso e scettico al tempo stesso.
Nel Vangelo c’è scritto: “Chiedi e ti sarà dato”.
Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Poiché tutti coloro che chiedono riceveranno, tutti coloro che cercano troveranno, a tutti coloro che bussano verrà aperto (Matteo, 7,7-11)
Io facevo parte di quelli che “ci credono ma sono anche un po’ scettici… però tentar non nuoce”.
Tanti anni fa chiesi di incontrare l’uomo della mia vita. Non lo chiesi così tanto per fare, quello era un periodo di grandi cambiamenti: mi stavo lasciando con il mio fidanzato di allora, stavo attraversando una crisi esistenziale e spirituale, mi ero avvicinata al Buddismo e alla Psicosintesi e avevo cominciato una terapia. L’ultima cosa che volevo in quel periodo era rimanere da sola. Diciamo pure che non ero in grado. Le cose col mio ex non funzionavano per niente però stare senza di lui mi faceva paura.
Così la sera, per stare meglio, avevo iniziato a fare delle pratiche: dicevo le preghiere, recitavo mantra e chiedevo intensamente di incontrare “l’uomo della mia vita”. Lo facevo con passione e desiderio: ci mettevo molta energia in questa richiesta.
Iniziai in quel periodo a uscire con Alberto, un mio amico del corso di teatro, non sapevo se era l’uomo della mia vita, anzi all’inizio pensavo fosse un’avventura così, ma in quel momento uscire con lui mi faceva stare bene così continuai a farlo.
Sono passati 9 anni da allora. Io e Alberto ci siamo sposati nel 2011 e nel 2013 è nato Lorenzo. Non sono state tutte rosa e fiori: la nostra relazione è molto bella e molto complessa. Tante volte gli ho detto che l’avrei lasciato perché “mi faceva soffrire”. Anche oggi glielo dico quando litighiamo. Per fortuna poi le bufere passano e noi ci impegnamo ad amarci e a superare le difficoltà.
E allora come fare?
La chiave di chiedere in modo corretto è quella di affidarsi all’Universo, o a Dio, o a “qualcosa di superiore” in qualsiasi modo tu voglia chiamarlo.
– Se chiedi “voglio stare con Marco, o con Sabrina, voglio quella casa rossa sul ponte, o quel lavoro di commessa…” non funziona perché non puoi sapere se quella persona è giusta, se quella casa o quel lavoro fa per te. Se invece ti affidi all’Universo “lui sa”.
– Devi quindi avere ben chiaro il tuo desiderio, ma non devi fissarti su qualcosa di specifico.
– Chiedi dunque di “trovare l’uomo della vita”, “la casa dei sogni”, “il lavoro che fa per te”.
Io per esempio chiedo sempre di “svolgere il mio compito qui sulla terra”.
– Fallo tutti i giorni, con amore, con fiducia, con energia, nel silenzio, da sola, magari accendendo un incenso e una candela.
Mi chiedi se funziona?
Con me ha funzionato.
Certo, ti devo svelare un segreto: “il principe azzurro non esiste”.
Esistono però uomini in carne e ossa fatti per te, con problemi come te, con la voglia di essere amati e riconosciuti, con mille paure e che commettono errori.
Esistono uomini perfetti come lo sei tu… o imperfetti come te 🙂
Se vuoi un uomo così, se lo vuoi veramente, chiedi che arrivi l’uomo della tua vita, poi rimboccati le maniche e fai di tutto perché la storia “funzioni”. Volere è potere.
Il patto però è che uno deve crederci completamente, allontanare ogni dubbio ed avere fiducia.
E se chiedi ti sarà dato!
Allora Gesù rispose: “Abbiate fede in Dio! Io vi assicuro che uno potrebbe dire a questa montagna: Sollevati e buttati in mare! Se nel suo cuore egli non ha dubbi, ma crede che accadrà quel che dice, state certi che gli accadrà veramente. Perciò vi dico: tutto quello che domanderete nella preghiera, abbiate fede di ottenerlo e vi sarà dato.” (Marco. 11,22-24)
Eleonora
Quali sono i momenti più importanti della vita?
Me lo sono domandato, ed ecco la mia lista:
La lista potrebbe proseguire, ripensando alla mia vita sono tanti i momenti “speciali”. Questi momenti, insieme a quelli spiacevoli, ci rendono quello che siamo oggi. Se li uniamo, come i puntini delle costellazioni, ci accorgiamo che formano un disegno, unico e irripetibile.
Avete mai provato a spiegare a un bambino di due anni e mezzo cosa sono i momenti?
Tutto è iniziato quando Lorenzo mi ha chiesto:
“Cosa stai scrivendo?”, geloso delle attenzioni che rivolgevo al computer e non a lui.
Ho risposto in modo naturale: “Dei pensieri e riflessioni sui momenti importanti della vita”.
Allora Lorenzo ha aggiunto: “E cosa sono i momenti?”.
Per un attimo mi sono sentito come un pinguino in mezzo al deserto: il momento sembra un concetto astratto, quasi impossibile da trasmettere a un bambino così piccolo.
Ho dovuto scartare tutte le definizioni razionali che la vostra mente mi proponeva come risposta… Poi per fortuna ho avuto un’intuizione:
L’ho guardato e ho detto:
Lorenzo è andato vicino all’albero di Natale e ha detto:
Spero che Lorenzo abbia tanti momenti piacevoli da ricordare quando compirà 40 anni e spero di essere in uno di quelli.
Scrivare i momenti più importanti della nostra vita è una bella pratica, personalmente mi ha aiutato:
Celebrare i momenti piacevoli, anche soltanto scrivendoli in una lista, assomiglia anche un po’ alla pratica delle “Gratitudini” e mi ha ricordato che ci sono tante ottime ragioni per ringraziare noi stessi, gli altri e l’esistenza per tutto quello che abbiamo ricevuto (post correlato: Ringraziare, una pratica per la felicità).
Grazie anche a te che stai leggendo,
Alberto