
IL CICLO DELLE COSE
Ogni cosa che facciamo ha un ciclo, come nella natura, e il ciclo è quello delle stagioni.
Siamo nei primissimi giorni della primavera, e, mentre guido in una domenica piovigginosa, guardo fuori dal finestrino e non posso far a meno di notare le verdi gemme che stanno popolando i rami degli alberi. Come piccole conchiglie colorate, avvolgono i primordi dei germogli proteggendoli dagli ultimi freddi di stagione. Gli alberi, infatti, portano ancora il segno dell’inverno: attraverso i loro rami spogli si vede il cielo e le basse nuvole grigie. Tra poco tempo, un mese o due, i rami si arricchiranno prima di foglie mature, poi di fiori, poi di frutti, attraverso la primavera e l’estate.
Tutto gli alberi lasceranno cadere, con calma, fiori frutti e foglie. Ma queste, cadranno solo dopo aver dato sfoggio dei più bei colori dell’autunno: dal giallo all’arancione, fino al rosso incandescente. I rami successivamente torneranno completamente vuoti e filiformi, pronti per affrontare un altro inverno.
Tutte le cose che facciamo, più o meno importanti, hanno lo stesso periodo di incubazione, nascita, crescita, maturazione e fine.
Questo articolo non si esime dal ciclo: prima nasce dentro di me da qualche parte, un’intuizione, che pian piano cresce nell’inverno della mia mente. Poi si riversa su un foglio bianco digitale, arricchendosi di parole e strutture, prendendo forma nella primavera del mio computer. Matura poi nel risultato finale, conoscendo la sua pubblicazione in primo piano nel blog quando è compiuta. Poi viene letto da un po’ di persone, e poi scorre via lasciando posto ai nuovi articoli e nascondendosi nell’inverno delle vecchie pagine.
Anche la nascita di un figlio segue lo stesso percorso, con stagioni un po’ più lunghe, e, a ben vedere, anche la nostra vita, presa nel suo insieme, ripercorre un ciclo analogo: nell’inverno della nostra infanzia siamo piccoli e fragili, nella giovinezza sbocciamo come i più bei fiori di primavera, poi splendiamo nell’estate della nostra vita adulta finché, nell’autunno della nostra maturazione, una lieve malinconia ci avvolge mentre ricordiamo i tempi passati e guardiamo con consapevolezza verso il futuro. Poi torna l’inverno, con la vecchiaia, e quella fragilità già sperimentata da bambini.
La giornata nasce all’alba, matura fino ad arrivare alla sua estate a mezzogiorno, nel pomeriggio conosce il suo autunno per dormire nell’inverno notturno.
E’ importante riconoscere questo ciclo delle cose nella nostra vita, ci può aiutare a metterci in pace con gli eventi. In qualche modo ricordarmi che ogni movimento della mia vita ha 4 stagioni mi dà serenità, mi aiuta ad accettare il tempo che passa, e i diversi cicli delle vicissitudini che vivo.
Anche molte relazioni seguono questo movimento: ci si conosce all’inizio timidamente, poi sboccia l’amore o l’amicizia, poi si splende insieme, successivamente si instaura una relazione matura e alla fine, come in ogni cosa, si arriva ai saluti, come nella canzone “L’arcobaleno” cantata da Adriano Celentano sulle parole di Mogol che, si narra, gli sono “arrivate” dall’amico Lucio Battisti dopo la sua dipartita:
“Io son partito poi così d’improvviso
Che non ho avuto il tempo di salutare
L’istante è breve, ancora più breve
Se c’è una luce che trafigge il tuo cuore”
In questa vita frenetica, riconoscere il ciclo delle cose ci avvicina alla mindfulness, e ci permette di dare la giusta importanza ad ogni fase della creazione di qualsiasi cosa facciamo. Al giorno d’oggi sembra di dover vivere in un’eterna Primavera o Estate, come se le altre stagioni quali l’Inverno o l’Autunno non fossero importanti, o quantomeno fossero da evitare o da far passare il più velocemente possibile.
Io ormai mi rendo conto dei vari cicli che attraverso, e il sapere che certe frequentazioni e certe attività che pratico con entusiasmo avranno un termine mi aiuta a godermele di più, accettando che tutto avrà una fine quando sarà il momento e che sarà giusto così. Qualche anno fa, ad esempio, andavo sempre a pranzo con dei colleghi, e ci trovavamo molto bene insieme, e i pranzi erano occasione di confronto, di divertimento e di crescita. Poi il trasferimento in sedi diverse, il pensionamento di qualche collega, hanno di fatto sancito la fine dei nostri pranzetti quotidiani, e ho perso qualcosa che mi dava gioia. Certo, sono nate altre relazioni ed altri pranzi altrettanto piacevoli, ma il ciclo di quel periodo è terminato. E come quello terminerà anche il nuovo ciclo di pranzetti.
E’ così per tutto e per tutti: niente rimane immobile nella vita, e, a ben guardare, alla fine va bene così.
Conoscere questa legge, il ciclo delle cose, mi aiuta a vivere con maggior densità il presente, apprezzandolo fino in fondo, perché so che non sarà eterno.
Buona vita,
Al
L’unico imperativo della nostra vita è vivere con pienezza
Alberto Ruffinengo
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